venerdì, aprile 29, 2005

Collegamenti vari

Candidatura di Giacinto Auriti alle europee.
http://italy.indymedia.org/news/2004/06/560819.php

Sito internazionale contro la corruzione.
http://www.transparency.org/

giovedì, aprile 28, 2005

28 aprile: chi scherza e chi non ha voglia

Oggi 28 aprile 2005 Berlusconi riceve la fiducia del senato e si intaura quindi il nuovo governo.
Ecco le prime dichiarazioni (prese dal sito Reuters):
in mattinata escono queste:
"La Bce cambi la sua politica distruttiva per la capacità competitiva di tutte le aziende europee".
"La Bce lavora sull'inflazione ma non si impegna nel mantenere più bassa la valorizzazione finanziaria della nostra moneta", ha aggiunto Berlusconi.
nel pomeriggio queste:
"Ha ragione il senatore (Giulio) Andreotti. Non riesco a considerarmi un politico vero, ma solo come un imprenditore che è sceso in campo in un momento di passaggio. Ma devo dire che sarei felice se il mio ingresso in politica potesse concludersi con questa nuova avventura, avventura che lasci due soli partiti: una casa dei moderati e una casa della sinistra che si confrontino e garantiscano al paese benessere, giustizia e libertà". "O si va verso un soggetto unico o si torna verso il proporzionale consegnando il paese a ulteriori anni di instabilità".

Io non ho in questa giornata per me luttuosa molta voglia di scherzare, probabilmente il mio presidente del governo si.
Non si può criticare l'operato della BCE, scontrarcisi dialetticamente senza prima chiarire che non stà in piedi il discorso dell'emissione di moneta di TUTTO IL POPOLO EUROPEO da parte di una SpA (Banca Centrale Europea).
Allora per fare il governante, per fare gli interessi del popolo dica chiaramente COSA PRINCIPALMENTE fà Bce!! Accusarla di non impegnarsi a mantenere più bassa o più alta chessòio quale valore è come accusare un marziano di mangiare troppe fragole (ossia non vuol dire NULLA!!!!)
Riguardo alla casa dei moderati e alla casa della sinistra non ho parole.... già una casa di destra ed una di sinistra potrebbe avere un senso. Che vuol dire la parola moderato??? Uno è moderato in base a qualcosa che sarà SEMPRE soggettivo per qualcun altro!! Allora meglio una casa dei moderati ed una dei non moderati..
Ma che vuol dire una casa dei moderati ad una della sinistra? Non è uno il contrario dell'altro!!! Una è una cosa, una è un'altra!!! Maschi/Femmine, Biondi/Mori, Bianco/Nero, Dritto/Storto ogni nome poteva esser buono.. ma Moderati/Sinistra governatore mio non vuol dire prooooooooooprio un bel niente!!!!!!

mercoledì, aprile 27, 2005

Un post semplice semplice

Di cosa ha bisogno la gente?
Sicuramente di una casa. Una casa dove crescere, mangiare, dormire, lavarsi, studiare.
Di conseguenza subentrano i bisogni del cibo, dei letti, dei servizi igienici e degli strumenti idonei per studiare.
Soddisfacendo questi bisogni ogni persona potrebbe già essere felice.
Come potrebbe ripagare la persona i servizi offerti? Naturalmente con il lavoro.

Questo sarebbe uno scambio sensato. Ad oggi NOI TUTTI riceviamo a fronte del nostro lavoro degli inutili PEZZI DI CARTA! Se con questi euro ( o lire. Il concetto cambia poco ) potessimo soddisfare i nostri bisogni allora si che il sistema sarebbe onesto.

Ad oggi NOI TUTTI riceviamo una media di 1.000 euro di stipendio.
Un appartamento in città costa in media 150.000 euro.
150.000 / 1.000 fa 150 mesi. Quasi 13 anni.
Consideriamo però che dobbiamo quantomeno mangiare, vestirci e pagare le spese minime per quell'appartamento. Arriviamo quindi a poter spendere non più di 500 euro al mese. Diventano quasi 26 anni.
La nostra sfortuna è che la casa va pagata subito, i soldi noi li prenderemo mese pr mese..
ed ecco che arriva la BANCA in nostro soccorso. Ti compra l'appartamento perchè lei si fida, al contrario del proprietario originale dell'appartamento, che tu mese per mese gli ridarai il dovuto.
Certo è che se per qualche mese non paghiamo la banca si tiene l'appartamento.
In fondo la banca ti permette di abitare da subito l'appartamento e di pagarlo mese per mese..
Lo fà in amicizia? Assolutamente no. La banca lo fà per il proprio INTERESSE.
Tu mese per mese restituirai i 150.000 con l'aggiunta dell'interesse. Facciamo...il 5%??
Tu mese per mese gli darai i tuoi 500 euro fino a ridargli, dopo una trentina d'anni, 157.500 euro.
( L'esempio qui sopra è puramente utopistico, era solo per indenderci sul COME OGGI POSSO COMPRARMI UNA CASA ED INIZIARE UNA DEGNA ESISTENZA. Purtoppo infatti i tassi di mutuo sono mooooooooolto più alti. Inoltre vengono calcolati in maniera molto meno semplice e molto più astrusa di come ho ipotizzato sopra. A buon dire se oggi chiedo 150.000 euro di mutuo tra 30 anni ne avrò restutuiti almeno almeno 200.000. La cosa grave è che i 50.000 euro non vengono reinvestiti per comprare case che costano meno, case più A MISURA D'UOMO! Vengono USATI IN MANIERA MIRATA PER FAR DIVENIRE IMPOSSIBILE ai cittadini comprarsi una casa PER CREARE O PER FAR CRESCERE LA PROPRIA FAMIGLIA.. La disgregazione sociale è un obiettivo chiarissimo di questo sistema: se nessuno di noi tira su famiglie e figli, domani saremo solo una massa di cinquantenni ingelatinati ed imbottiti di viagra!!! ..non potremo più opporci a tutto questo. Non avremo più la forza! per opporci a tutto questo.

Avete mai visto letto il libro o visto il film di George Orwell 1984? Nella giovinezza risiede la speranza. Nei popoli dove i giovani non vivono bene la società è marcia. E' sui giovani, sui ragazzi, sugli adolescenti, sui bambini e sui neonati che bisogna basarsi per realizzare una società A MISURA D'UOMO! Quando tutti i bambini del mondo saranno sorridenti probabilmente sarà arrivata l'ora della pace. Solo il giorno che nessun bambino verrà più maltrattato e sfruttato potremo dichiarare vinta la nostra battaglia! Il bene dei bambini è un concetto fondamentale.

Sapete quanti bambini quotidianamente sono vittime di guerra?? o quanti rimangono vittime di soprusi sessuali???
Non so quanti ma finchè ce ne sarà UNO solo in questa situazione, almeno io non mollerò.

Per "combattere" è necessario il ricambio generazionale! La ribellione, la curiosità, la perspicacia, l'ESSERE INCA**ATI è una virtù dei GIOVANI! E' nei giovani che bisogna sperare per realizzare un mondo migliore di questo. Allo stesso tempo ai giovani va fornita una sana e corretta educazione. Va fornita loro una casa di proprietà dei genitori in modo che possano vivere e crescere serenamente.
L'inesperienza, la curiosità, la voglia di fare senza interesse che risiede nella giovinezza. Questi valori FUSI all'esperienza, alla saggezza, agli studi ed alla voglia di cambiamento in meglio che risiede negli "adulti" possono far si che questa società migliori. )


Io non voglio più lavorare ed avere in cambio pezzi di carta emessi senza spiegazione da una società per azioni quale Banca Centrale Europea!!! E' questo il ragionamento che tutto il civilissimo popolo europeo dovrebbe raggiungere!!!!!
Perchè i nostri datori di lavoro, le nostre società, il nostro stato non comincia a pagarci con REALI forme di soddisfacimento ai bisogni??? Se mi danno 1000 euro ed io li rispendo tutti senza soddisfare mai il mio bisogno è tutto inutile!! La gente comincia a lavorare controvoglia.. le aziende, i negozi, gli uffici non rendono più. Cominciano a pagare ancor meno via via fino ad arrivare alla situazione oggi in scena. Tutti fanno il minimo indispensabile per non essere taciati di nullafacenza. Allo stesso tempo credono di guadagnarsi lo stipendio (cosa che peraltro fanno in altra maniera, sottoponendosi al sistema), sono inca**ati perchè non arrivano a fine mese e cominciare a diffidare di tutto e tutti.
In una situazione di caos ed anarchia ognuno fà come gli pare. Senza un ordine tutti sono schegge impazzite. Quando possono sono martello, quando gli tocca essere incudine facilmente spostano qualcuno al loro posto. Bisogna ristabilire l'ordine genti. Se non ci sbrighiamo a raddrizzare questa società presto la situazione sarà insostenibile.

Da quando sono piccolo sento dire che nei paesi "poveri" in realtà non sono poveri. O meglio. Il paese è ricco, l'errore sta nell'assurda distribuzione della ricchezza. Su un milione di persone 10 sono sultani e 999.990 magari sono sull'orlo della miseria: non hanno nè casa, nè letti, nè servizi igienici, nè strumenti per l'istruzione!
Ecco, quello che non vorrei è che invece di insegnar loro come distribuire meglio la ricchezza, i nostri governanti prendano ad esempio quelle situazioni. Tanto, statene certi, una volta che ci avranno messi tutti in gabbia, uscirne sarà impossibile e di tempo per capire tutte queste cose, ne avremo in abbondanza.

"BASTA LA SALUTE E 'N PAR DE SCARPE NOVE"

Lezioni di Storia Monetaria

Lezioni di Storia Monetaria
(di Silvano Borruso)

Se la storia dev'esser maestra di vita, la discussione in corso sul fenomeno dilagante delle valute sociali di scambio, non può portar molto lontano se basata su dati di fatto vaghi o addirittura falsi. Volgiamo quindi lo sguardo indietro di 70 anni, per mettere a fuoco eventi reali che possano aiutare a evitare gli errori del passato.

Protagonista della nostra storia è il tirolese Michael Unterguggenberger (1884-1936), borgomastro della cittadina austriaca di Wörgl, nodo ferroviario nella provincia del Vorarlberg. Era il luglio del 1932. In seguito a una politica globale deflazionista mai dovutamente spiegata e falsamente attribuita al collasso della borsa di New York di tre anni prima, la moneta scarseggiava, le intraprese chiudevano i battenti e infuriava la disoccupazione. La cittadina di poco più di 4000 abitanti e dintorni già contava 1500 disoccupati, che inutilmente si rivolgevano al borgomastro per aiuti che non potevano venire da nessuna parte.

Però il nostro, ex-meccanico e ferroviere, aveva letto, oltre che Marx e compagnia, anche il loro antidoto: Die Natürliche Wirtschaftsordnung (Nuovo Ordine Economico) di Silvio Gesell (1862-1930). Costui, beffandosi tanto di Marx quanto di Adam Smith, puntava il dito su un disordine strutturale incredibilmente non individuato durante 26 secoli. Esiste infatti una contraddizione inerente tra le due funzioni monetarie di intermediarietà negli scambi e porta valori nello spazio e nel tempo, ma sopratutto nello spazio. E' evidente che denaro negli anfratti di un portafoglio o incettato in un conto di risparmio a lungo termine non viene scambiato e viceversa. Che nessuno prima di lui se ne fosse accorto è un mistero che non tenterò neanche di cominciare a chiarire. Il fatto è che Gesell se ne accorse, come si accorse che questa contraddizione fosse causa storica primaria di crisi economiche e politiche, guerre, rivoluzioni, lotte di classe, povertà nel bel mezzo dell'abbondanza, in breve della questione sociale.

Alla fine della Grande Guerra, nel 1918, in una lettera al giornale berlinese Zeitung am Mittag scriveva:

Nonostante le sacre promesse di tutte le nazioni di bandire la guerra una volta per tutte, nonostante l'urlo delle masse "Mai più guerra", nonostante le speranze di un futuro migliore, consti quello che dico: se il sistema monetario attuale, basato sull'interesse semplice e composto, rimane operativo, oso predire oggi che non passeranno 25 anni prima che venga un'altra, molto più terribile guerra. Ne vedo lo sviluppo chiaramente. Il grado dell'attuale progresso tecnologico porterà rapidamente a risultati industriali da record. La capitalizzazione sarà rapida nonostante le enormi perdite belliche, e la sovraproduzione abbasserà il tasso di interesse. Il denaro comincerà ad essere accaparrato. L'attività economica diminuirà e un numero crescente di disoccupati vagabonderà per le strade. Come prima, si cercherà di occupare territorio e fabbricare armi per lo scopo, giustificando l'operazione col dovere dare lavoro ai disoccupati. Si formeranno movimenti rivoluzionari selvaggi tra le masse scontente e fiorirà la pianta velenosa dell'estremo nazionalismo. Le nazioni non si capiranno a vicenda e alla fine non potrà che scoppiare un'altra guerra.

Il borgomastro dal lungo cognome aveva vissuto in semipovertà le crisi del 1907-08 e del 1912-14, durante le quali aveva contratto la tubercolosi che lo avrebbe portato alla tomba a 52 anni. Però conosceva il rimedio, e si mise all'opera. Dopo un paziente lavoro di avvicinamento e di convinzione presso piccoli impresari, negozianti e professionisti di Wörgl, il 5 luglio lesse ad alta voce il suo programma di soccorso per ristrettezze economiche:

La causa principale del barcollo dell'economia è la bassa velocità di circolazione della moneta. Come intermediaria di scambi, la moneta progressivamente sparisce dalle mani dei lavoratori. Filtra invece negli alvei dove scorre l'interesse, finendo con l'accumularsi nelle mani di pochi, che non la riversano sul mercato per acquistarvi beni e servizi. La trattengono invece per specularvi su.

Il municipio emise quindi la sua moneta. La chiamò Bestätigter Arbeitswerte o Certificati di Lavoro con un valore alla pari con lo scellino ufficiale, ma con una differenza capitale: ogni certificato per 1, 5 e 10 scellini, pur mantenendo un potere d'acquisto stabile, scadeva dopo un mese dalla data di emissione, a meno di non rinnovarne la validità applicandogli su un francobollo del valore dell'1% sul nominale, acquistabile in municipio. Questo, da parte sua, avrebbe accettato i certificati in pagamento di imposte. Chi non voleva spendere, poteva mantenere il valore dei suoi certificati depositandoli in banca, a 0% interesse. Al contrario, la banca non vedeva l'ora di sbarazzarsene per non dover pagare la tassa di magazzinaggio. E se ne sbarazzava o prestando a chi voleva investire o pagando salari e servizi.

Chi poi voleva cambiare certificati in scellini ufficiali poteva farlo in qualsiasi momento, con uno sconto del 5% sul valore nominale. Così non si trattava di moneta "alternativa", ma "complementare". Nessuno era obbligato ad accettarla, neanche lo scassinatore che nottetempo trafugò moneta ufficiale lasciando intatti i certificati trovati nell'abitazione dove era penetrato. In tutto, il municipio fece stampare biglietti per un valore di 32 000 scellini, ma in pratica ne usò meno di un quarto. La circolazione raggiunse una media di 5300 scellini, cioè un irrisorio due scellini o meno a persona, che però procurarono lavoro, redditi e profitti ai cittadini di Wörgl più di quanto facessero i 150 scellini a persona emessi dalla Banca Nazionale.

Come aveva predetto Gesell, la velocità di circolazione era l'importante: cambiando mani circa 500 volte in 14 mesi, contro le 6-8 volte della moneta nazionale, i 5 000 scellini di certificati di Wörgl fecero muovere beni e servizi per ben due milioni e mezzo di scellini. Il municipio, con le casse continuamente riempite da un lato e svuotate dall'altro, construì un ponte sul fiume Inn, asfaltò quattro strade, rinnovò le fognature e le installazioni elettriche, e si permise anche di costruire un trampolino per salto con sci. Per avere un'idea del potere di acquisto, basta sapere che lo stipendio del borgomastro era in quella data di 1 800 scellini mensili. Al principio alcuni ridevano, altri gridavano alla frode o sospettavano

contraffazione. Ma vedendo che i prezzi non aumentavano, che la prosperità cresceva e che le tasse venivano pagate in anticipo e immediatamente spese per lavori e servizi pubblici, i ghigni si trasformarono ben presto in espressioni di stupore e i lazzi in voglia di imitazione. La vicina Kitzbühel, famosa stazione sciistica, aveva prima cominciato ad accettare i certificati di Wörgl, e il 1 gennaio 1933 emesso 3 000 scellini di certificati suoi propri. Circa 300 000 cittadini della provincia non vedevano l'ora di estenderne l'esperimento.

Però Mammona non dormiva. Unterguggenberger non aveva usato il nome "certificato" per niente: sapeva che se si fosse azzardato a chiamarli "moneta" sarebbe incorso nelle ire della Banca Nazionale l'indomani stesso. Nel frattempo Wörgl era diventata il centro di pellegrinaggi da parte di macroeconomisti di tutte le tendenze e colori. Tutti volevano vedere "il miracolo" della prosperità locale che sfidava la miseria e disoccupazione globali. Il 19 agosto del 1932 il Dott. Rintelen, membro del Governo, riceveva una delegazione capitanata dal borgomastro. Durante l'incontro dovette ammettere che la Banca Nazionale aveva ridotto l'emissione di moneta da una media di 1 067 milioni di scellini nel 1928 a una di 872 nel 1933. E chiaramente vide che i certificati facevano senso e che non c'era ragione per interrompere l'esperimento.

Mammona però aveva i suoi "scienziati" alla Banca Nazionale, intenti a "provare" che l'esperimento doveva essere proibito. Ecco le ragioni "scientifiche" della proibizione:

Benchè l'emissione di certificati di lavoro sembri avallata al 100% da una quantità equivalente di moneta ufficiale austriaca, le autorità sovrintendenti, cominciando dall'area amministrativa di Kufstein fino all'ufficio governativo del Tirolo, non devono permettersi di sentirsi soddisfatte. La cittadina di Wörgl ha ecceduto i suoi poteri, dato che il diritto di emettere moneta in Austria è privilegio esclusivo della Banca Nazionale, come per art. 122 del suo statuto. Wörgl ha violato quella legge.

La proibizione entrò in forza il 15 settembre 1933, però Wörgl appellò. Il 15 novembre il caso raggiunse la Corte Suprema, che manco a dirlo cassò l'appello mettendo così fine all'esperimento.

La storia di Wörgl è nota nei suoi particolari grazie a Fritz Schwartz, testimonio oculare che ne scrisse i particolari in un libro pubblicato nel 1951. Tre anni prima un esperimento meno noto, però non meno riuscito, aveva avuto luogo a Schwanenberg, in Germania. Un certo Dr Hebecker, padrone di una miniera di carbone, stava per chiudere i battenti. Disse ai suoi impiegati che aveva carbone, ma non denaro. Sarebbero stati disposti ad accettare il 90% del salario in moneta propria chiamata Wära e redimibile in carbone? Non c'era tanta scelta. Anche il Wära aveva una sua tassa di magazzinaggio che ne favoriva la circolazione rapida, ma purtroppo non ebbe un cronista come Schwartz. Quello che si sa è che Mammona, nelle vesti del Cancelliere Heinrich Brüning (1885-1970) non perdette tempo a cassare Schwanenberg e a passare decreti-legge di emergenza che ancora oggi proibiscono l'emissione di qualsiasi moneta non ufficiale. Tornarono la disoccupazione, la miseria e la fame. Nelle Bierhallen bavaresi un oscuro immigrante austriaco cominciava a farsi notare.

Si chiamava Adolf Hitler. E' impossibile affermare -o negare- che il secondo conflitto mondiale sarebbe stato evitato solo con il permettere la continuazione di Schwanenberg and Wörgl. Il dato di fatto è che furono i voti dei disoccupati a portare Hitler al potere. Non si creda che Mammona fosse all'erta solo nei due luoghi descritti. Il 24 maggio del 1933 Unterguggenberger aveva tenuto una conferenza davanti a 1000 persone in Winterthur, nella superdemocratica Svizzera. Per il 3 settembre l'Associazione per una Economia Libera lo aveva invitato a ripeterla, ma ecco che Mammona, nella veste del Procuratore di Stato, gli negò il visto di entrata. Meraviglie della libertà di espressione!

Lezioni per il presente

Tutta l'informazione di cui sopra sarebbe rimasta sepolta in libri e riviste più o meno ammuffiti se il miracolo dell'Internet non l'avesse portata all'aria libera davanti a milioni di ricettori, e per di più in tempo reale. E' un dato di fatto che l'interesse per le valute sociali è ormai globale, e inarrestabile. E' importante quindi avere idee chiare circa le ragioni dei successi e dei fallimenti del passato. I successi dei due esperimenti sono innegabili, ed è inutile ripeterli. Sono quattro le ragioni per il loro fallimento.

La ragione prima del fallimento fu l'ostilità aperta di Mammona, sulla quale vale la pena soffermarsi.

La Grande Guerra aveva tolto tutte le illusioni che potessero esser rimaste circa il sistema aureo, col suo preteso collegamento tra la moneta e i metalli preziosi. Mammona forzò il ritorno al sistema aureo nel 1925, causando il grande sciopero generale

del 1926 e l'abbandono del sistema da parte della Gran Bretagna, seguita da un paese dopo l'altro.

Come Gesell aveva predetto per fine e per segno, era questione di tempo prima che scoppiasse un'altra guerra, e così fu.

A Bretton Woods si arrivò dopo lunghe trattative a un accordo, che non fece che sostituire il dollaro USA all'oro, forzandone l'uso come valuta di riserva. Per evitare una nuova crisi, John Maynard Keynes (1883-1946) escogitò il sistema di spesa deficitaria come stimolante dell'economia. A breve termine la cosa funzionò, ma c'era già chi gli chiedeva cosa sarebbe successo a lungo termine. Da buon economista, Keynes rispose evasivamente:

"A lungo termine saremo tutti morti". Certo. Però a 60 anni di distanza non c'è bisogno di esser un genio per accorgersi del danno enorme che la svalutazione furtiva della moneta continua a causare: il dollaro USA compra oggi quello che compravano 10 centesimi mezzo secolo fa, e il franco svizzero, che si vanta di essere la moneta più stabile del mondo, compra quello che compravano 20 centesimi. E' vero che de mortuis nil nisi bonum, però è difficile esonerare l'uomo col pretenderne l'ignoranza. I lettori possono servirsi dei seguenti due dati di fatto. Keynes aveva letto Gesell, tanto da citarlo nella sua Teoria Generale come segue:

"Il futuro apprenderà più dallo spirito di Gesell che da quello di Marx".

Non si sa se a Bretton Woods ne avesse proposto anche la teoria o no.Keynes otteneva un reddito personale non disprezzabile con la speculazione. Lo faceva prima di colazione, con un paio di telefonate ai suoi agenti di cambio.Nonostante ciò, ha avuto il merito di prolungare l'intervallo tra una crisi e l'altra da 20-25 a 60-? anni. Siamo quindi al lumicino, e sembra urgente entrare in azione. Mammona ebbe ragione su Hebecker e Unterguggenberger semplicemente perché non esisteva Internet. Oggi basterebbe che le forze esistenti in favore delle valute sociali attuino contemporaneamente, senza neanche bisogno di farlo in maniera uniforme, per sconfiggere Mammona riducendolo da padrone a servo dell'economia.

La seconda ragione del fallimento fu (meglio, sarebbe stata) l'1% mensile di commissione di magazzinaggio, ammontante al 12% annuale. Gesell aveva proposto un 5,2% annuale, cioè l'uno per mille per settimana. Gli uomini d'affari di Wörgl accettarono la cifra a malincuore proprio perchè non esisteva un'alternativa. Il fattore critico è il giusto mezzo tra il rigetto completo, che occorrerebbe con una percentuale di poco più del 12%, e la tentazione di accaparrare, che occorrerebbe con una percentuale di meno del 3%. Qui sono opportune due considerazioni.

Una: l'imposta di magazzinaggio è caratteristica essenziale per il successo di una valuta sociale. Dove questa non si è applicata, il sistema ha funzionato a termine corto, per illanguidirsi e morire a lungo termine.

Due: il fallimento del sistema fu clamoroso negli Stati Uniti, colà esportato dall'insigne (?) economista Prof. Irving Fisher (1867-1947). Costui propose un mostruoso 2% per settimana, o 104% annuale. Il rigetto fu quindi istantaneo e totale. Se lo fece per ignoranza o apposta per gettar discredito sul sistema non ci è dato saperlo. Ciò che si sa è che il presidente Roosevelt non tardò molto a seguire la scia di Brüning nel proibire valute sociali anche negli USA.

La terza ragione fu l'aver fissato il valore dei certificati a quello dello scellino ufficiale. Perchè una moneta abbia potere d'acquisto costante, è necessario che abbia anche misura di valore costante. I certificati di Wörgl non l'avevano. Questo valore potrebbe essere quello del potere d'acquisto conosciuto di una certa moneta nel tempo (il dollaro del 1970 ecc.) o un indice di prezzi di un certo numero di prodotti base o di oggetti di prima necessità, ecc. Il che vuol dire che una data valuta sociale vedrebbe la moneta ufficiale progressivamente svalutarsi rispetto ad essa: gradualmente in tempi ordinari, catastroficamente in tempo di crisi.

La quarta e ultima ragione fu il tempo di attuazione. Il luglio del 1932 era già tardi. La disoccupazione scese, ma non del 100%. Le piccole industrie già chiuse non riaprirono: solo quelle che erano ancora aperte ebbero nuove prospettive di vita, ridando lavoro al 25% dei disoccupati. Ecco perchè sarebbe bene non aspettare il collasso del sistema prima di varare un progetto di valuta sociale. In fine si dica una volta per tutte che la ragione ultima -e centrale- per progetti di questo tipo è risolvere la questione sociale con uno strumento pacifico e alla portata del popolo senza interventi burocratici di alcun tipo.

E' questione di mettere la fionda di David nelle mani di chi può capire.

Chi vivrà, vedrà.

Bibliografia

Bernard Lietaer: The Future of Money. Century, London 2001
Margrit Kennedy: Inflation and Debt Free Money, 1995

sabato, aprile 23, 2005

Biografia di Ezra Pound

Nasce il 30 Ottobre 1885 a Hailey nell'Idaho. Viene da una famiglia di Puritani del New England e Quaccheri della Pennsylvania. La famiglia lascia il Far West e si stabilisce nei pressi di Filadelfia dove Pound risiede fino al trasferimento a Rapallo nel 1929. Nel 1898 compie il suo primo viaggio in Europa con la famiglia. Nel 1901 si iscrive all'Università di Pennsylvania in Arts and Letters.



Studia le lingue romanze e scopre i poeti provenzali cui in seguito dedicherà numerosi studi e traduzioni. Nel 1906 ottiene una borsa di studio, viaggia in Europa, Spagna e Italia. Torna in America ma non gli viene rinnovata la borsa di studio, dopo quattro mesi di insegnamento come docente di letteratura spagnola e francese in un'Università dell'Indiana, è invitato a dare la dimissioni perché il suo stile di vita è ritenuto troppo bohemien.
Nel 1908 s'imbarca per l'Europa con 80 dollari in tasca (considererà sempre l'optimum per uno scrittore possedere solo ciò che entra in due valigie). Va a Londra, Parigi, Venezia, pubblica i suoi primi libri di poesia. Conosce ed aiuta in tutti i modi artisti poeti musicisti.
Nel 1913 la vedova del grande filologo Ernest Fenellosa gli affida i manoscritti del marito. Inizia così la trasposizione delle poesie cinesi.
Nel 1914 diventa segretario del poeta irlandese Yeats, infaticabile sostenitore di Joyce e impone la pubblicazione delle prime poesie di Eliot. Intanto la sua attenzione poetica si concentra sui Cantos. Nel 1925 si trasferisce da Parigi a Rapallo dove resterà stabilmente fino al 1945 dedicando le sue energie alla stesura dei Cantos e alle traduzioni di Confucio.
Nel 1931-32 intensifica gli studi economici e la sua polemica contro le manovre economiche internazionali. Nel '41 viene ostacolato il suo rimpatrio, resta in Italia e riprende i suoi discorsi alla radio. I suoi discorsi erano preceduti dall'annuncio che non gli sarebbe stato chiesto di dire nulla in contrario alla sua coscienza o incompatibile con i suoi doveri di cittadino degli Stati Uniti. Alla radio riprende il tema delle conferenze svolte alla Bocconi, insistendo sulla natura economica delle guerre.
Il 3 maggio del '45 due partigiani vengono a prelevarlo, viene condotto al comando alleato da lì, dopo due settimane di interrogatori, viene trasferito a Pisa nelle mani della polizia militare. Per tre settimane è rinchiuso in una gabbia di ferro, esposto al sole di giorno e agli accecanti riflettori di notte.
Trasferito poi sotto una tenda, gli viene concesso di scrivere. Compone i Canti Pisani. Viene trasferito a Washington, dichiarato traditore, viene richiesta per lui la pena di morte.
Al processo viene dichiarato infermo di mente e rinchiuso per dodici anni nel manicomio criminale di Saint Elizabeth. Incominciano a circolare petizioni da parte di scrittori ed artisti da tutte le parti del mondo e si fanno sempre più insistenti le proteste contro la sua detenzione.
Nel '58 viene liberato, si rifugia presso la figlia a Merano. Escono i suoi Cantos, partecipa invitato a numerose attività artistiche e letterarie, mostre, convegni a livello internazionale accolto con tutti gli onori.
Nel 1972 muore a Venezia dove è sepolto.

FRAMMENTI CRITICI

Basterebbe considerare la frequenza con la quale nelle Università americane ed europee vengono presentate o richieste tesi di laurea sull'opera di Ezra Pound per convincersi dell'attualità del cantore dell'impossibile e dei suoi insegnamenti non soltanto letterari. Un dettaglio fondamentale non va dimenticato quando si parla delle posizioni ideologiche di Pound: la sua follia, sancita con editto democratico. Era stato decretato pazzo (sistema in uso anche nelle altre "democrazie", quelle socialiste) non tanto per la sua scandalosa adesione al fascismo, quanto per aver individuato nel materialismo della "usurocrazia" (la manipolazione del denaro cartaceo che produce denaro) la causa principale della degenerazione sociale e, dunque, anche delle guerre. Imperdonabile.
Ufficialmente imperdonabile. Ma con un carico di rimorsi che spingeva con urgenza nell'anima dell'Occidente.
Come quel Premio Nobel assegnato nel 1948 ad Eliot che abbondantemente sottintendeva anche un riconoscimento all'autore dei Cantos, in quel periodo ristretto ed umiliato nel manicomio di St. Elizabeth. Non era stato Eliot a celebrare Pound "il miglior fabbro" delle sue poesie? Molti sono infatti i componimenti di Eliot cui Pound mise mano per la stesura definitiva. Non va dimenticato che la stima di Pound per Eliot giunse al punto di vederlo entusiasta promotore di una colletta che assicurasse all'amico l'otium letterario, senza preoccupazioni di ordine economico, una volta abbandonata la banca per la poesia.
Del resto il precedente riconoscimento indiretto a Pound tramite il Nobel ad Eliot ha fatto scuola negli anni sessanta con il Nobel a S. Becket che sottintendeva un riconoscimento a Joyce, altro grande della letteratura mondiale scoperto e sostenuto da Pound, da questo poeta generoso che ha saputo consegnare agli onesti seguaci di tutte le fedi una ricetta infallibile per la verifica della bontà dei valori in cui ciascuno crede :"Se un uomo non è disposto a rischiare qualcosa per i suoi ideali, o i suoi ideali non valgono niente, o non vale niente lui".
Fra i tanti messaggi che il poeta moralmente martirizzato ci ha consegnato, uno, in particolare desideriamo ricordare nella presente circostanza, perché ci sembra il più idoneo a testimoniare la continuità di quello che siamo stati in quello che cerchiamo di essere e soprattutto in quello che speriamo di divenire. Un messaggio che è anche una raccomandazione alle generazioni in corsa verso il futuro: "tutte le età sono contemporanee".
Ed è qui il segreto dell'intramontabilità dei nostri ideali. All'attualità di Ezra Pound alla cultura del nostro tempo e del tempo che verrà, valga quel che il poeta disse al termine della sua esaltante avventura terrena sul letto di morte: "La commedia è finita, gli applausi dureranno secoli ed io li ascolterò dalla casa dell'Eterno".

BREVE INTRODUZIONE ALLE POESIE GIOVANILI

La migliore introduzione alla poesia giovanile e ai Canto di Pound è una riflessione di Jung sulla funzione dell'artista: "Essendo l'artista soprattutto lo strumento del proprio lavoro, è ad esso subordinato e non abbiamo motivo di aspettarci che ce lo interpreti. Egli ha contribuito con il meglio di se stesso dandogli una forma, l'interpretazione la deve lasciare ad altri e al futuro". A questa riflessione di Jung, Pound risponde con i seguenti versi: Porca l'oca, non può esservi che un Sordello! Ma dico, se volessi usare i tuoi trucchi, introdurre hystera prostera, dichiarando il tuo Sordello "Una forma d'arte", che il mondo moderno ha bisogno di tale bisaccia per riporvi i pensieri; O butto là il bottino, lucido argento come sardine fresche che si dibattono sui ciottoli della riva? (Sto davanti alla buca, la favella; ma la verità e dentro il discorso - la buca è piena del midollo della scienza).

INTRODUZIONE A HISTRION

In una delle poesie giovanili dal titolo "Histrion" il poeta auspica l'immedesimazione che è propria dell'attore, per poter comunicare più intensamente con i grandi Maestri delle nostre anime. Nell'antica Roma, Histrion era l'attore di teatro, dall'etrusco Hister (il termine dapprima riservato ai saltimbanchi e ai domatori etruschi, fu poi dato agli attori locali che imitavano gli Etruschi e più tardi esteso agli attori della commedia latina).

HISTRION

Nessuno mai osò scrivere questo, ma io so come le anime dei grandi talvolta dimorano in noi, e in esse fusi non siamo che il riflesso di queste anime. Così son Dante per un po' e sono un certo Francois Villon, ladro poeta o sono chi per santità nominare farebbe blasfemo il mio nome; un attimo e la fiamma muore. Come nel centro nostro ardesse una sfera trasparente oro fuso, il nostro "Io" e in questa qualche forma s'infonde: Cristo o Giovanni o il Fiorentino; e poi che ogni forma imposta radia il chiaro della sfera, noi cessiamo dall'essere allora e i maestri delle nostre anime perdurano.

INTRODUZIONE ALLA SESTINA ALTAFORTE

Da una raccolta di poesie giovanili -Personae - scegliamo la sestina, detta Altaforte che aspira a dei contenuti epici, nei quali si affaccia per la prima volta il tema della necessaria sovrapposizione dei ruoli del poeta e del combattente politico. La sestina, struttura formale desunta dalla poesia provenzale, richiede chiarimenti non tanto sulla vita e sulle opere della persona che vi parla (il bellicoso nobile e trovatore Bertrans de Born) quanto sulla sotterranea complicità creata fra questi e Pound. Postulando qui dal secondo verso un ascoltatore, il giullare Papiols, e schizzando una serie di scene medievali di battaglia, Pound esprime, pur situando in un passato storico la "situazione drammatica", la propria nostalgia per un'epoca in cui i poeti non avevano abdicato all'azione e osavano "seminare discordie" pur di combattere la stagnante ipocrisia. Nel componimento si delinea l'atteggiamento irrequieto dell'autore nei confronti del ruolo istituzionalmente riservato dai moderni al poeta. Prima di leggere la Sestina Altaforte vorrei ricordare quello che la poetessa inglese e amica di Pound, Marianne Moore, gli aveva ricordato: - non c'è mai stata guerra che non fosse dentro di noi. El Jihad acghar - chiamano gli islamici la piccola guerra delle armi El Jihad akbar - la grande guerra interiore dell'anima La guerra cruenta come degenerazione della guerra interiore, e non vi è pace senza il superamento dell'una e dell'altra. Anche San Paolo sentiva la vita come milizia. Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra. Non sono venuto a portare la pace, ma la spada. (Matteo 10,34)

SESTINA ALTAFORTE

Loquitur: En Bertrans de Born. Dante Alighieri mise quest'uomo nell'inferno perché era un seminatore di discordia. Eccovi! Giudicate! Scavando l'ho tratto fuori nuovamente? La scena è al suo castello, Altaforte. "Papiols" è il suo giullare. "Il Leopardo", la divisa di Riccardo Cuor di Leone. All'inferno! la pace appesta tutto il nostro Sud. Tu, cane bastardo, Papiols, vieni! Diamoci alla musica! Io non ho vita tranne quando cozzano le spade. Ma quando vedo stendardi d'oro, di vaio, violacei. opporsi e i vasti campi sotto loro farsi vermigli allora urla il mio cuore, quasi pazzo di gioia. Nell'ardore dell'estate provo immensa gioia quando le tempeste sulla terra ne uccidono la sporca pace e i fulmini dal cielo nero sfolgorano vermigli e i tuoni furiosamente ruggiscono a me la loro musica e i venti ululano tra le pazze nuvole, nell'opporsi, e per tutto il cielo lacerato le spade di Dio cozzano. Conceda l'inferno di sentire presto il cozzo delle spade! E i nitriti acuti dei destrieri che gioiscono nella battaglia, petto chiodato opporsi a petto chiodato! Meglio un'ora di battaglia che un anno di pace con tavole opime, lazzi osceni, vino e lieve musica! Ah! Non c'è vino che eguagli il vermiglio del sangue! E io amo vedere il sole levarsi rosso sangue. E guardo le sue lance per il buio cozzare di armi e mi riempie il cuore di gioia e mi empie la bocca di una forte musica quando lo vedo così sdegnare e sfidare la pace, la sua forza solitaria alle grandi tenebre opporsi. L'uomo che teme la guerra e s'accascia opponendosi alle mie parole per la battaglia, non ha sangue vermiglio. Adatto solo a marcire nella femminea pace lungi da dove il valore ha vinto e le spade cozzano per la morte di tal baldracche io gioisco; sì, riempio tutta l'aria della mia musica. Papiols, Papiols, alla musica! Non c'è suono che eguagli l'opporsi di spade a spade, né grido simile all'urlo di gioia in battaglia quando gomiti e spade stillano sangue vermiglio e le nostre cariche cozzano contro l'assalto del "Leopardo". Maledica per sempre Iddio quelli che gridano "Pace"! E che la musica delle spade vermigli li renda! L'inferno conceda presto che di nuovo s'oda il cozzar delle spade! L'inferno cancelli in nero per sempre il pensiero "Pace"!

INTRODUZIONE AL CANTO XVL

Pound avvertì che una caratteristica del sistema industriale sta nell'accentuarsi della dicotomia tra economia naturale ed economia finanziaria. Ora, dal 1931, occupandosi febbrilmente della politica del suo paese, e seguendo un costume tipico della democrazia americana, Pound aveva preso a scrivere a senatori e membri del Congresso, per indurli a convincersi che l'uso innaturale e scorretto della ricchezza produceva sulla nazione un'influenza perversa. Indicando in Jefferson, il presidente degli Stati Uniti che aveva redatto la Dichiarazione d'Indipendenza nel 1776, il "principe giusto d'America", vedeva, al contrario, in Rooswelt, che riteneva influenzato negativamente dall'alta finanza, il campione d un regime politico - economico corrotto: "L'ordine civico sorge dall'ordine etico", ribadirà nel 1944, e citerà ancora una volta Confucio: " Il tesoro di una nazione è la sua onestà". Pound combatteva l'idea che la moneta fosse trattata come merce, criticava la sua tesaurizzazione. In pratica si richiamava all'idea aristotelica di usura, fatta propria anche dalla tradizione cristiana, secondo la quale l'interesse sui prestiti di denaro sarebbe un peccato contro natura, pur senza spingersi all'estremo di condannare ogni attività finanziaria. Per lui l'usura è "una tassa prelevata sul potere d'acquisto senza riguardo alla produttività", e sovente senza riguardo persino alla possibilità di produzione, come dice nel Canto XLV (45).

CONTRO L'USURA

Con usura nessuno ha una solida casa di pietra squadrata e liscia per istoriarne la facciata, con usura non v'è chiesa con affreschi di paradiso harpes et luz e l'Annunciazione dell'Angelo con le aureole sbalzate, con usura nessuno vede dei Gonzaga eredi e concubine non si dipinge per tenersi arte in casa ma per vendere e vendere presto e con profitto, peccato contro natura, il tuo pane sarà staccio vieto arido come carta, senza segala né farina di grano duro, usura appesantisce il tratto, falsa i confini, con usura nessuno trova residenza amena. Si priva lo scalpellino della pietra, il tessitore del telaio

CON USURA

la lana non giunge al mercato e le pecore non rendono peggio della peste è l'usura, spunta l'ago in mano alle fanciulle e confonde chi fila. Pietro Lombardo non si fe' con usura Duccio non si fe' con usura nè Piero della Francesca o Zuan Bellini nè fu "La Calunnia" dipinta con usura. L'Angelico non si fe' con usura, nè Ambrogio de Praedis, nessuna chiesa di pietra viva firmata :"Adamo me fecit". Con usura non sorsero Saint Trophine e Saint Hilaire, usura arrugginisce il cesello arrugginisce arte ed artigiano tarla la tela nel telaio, nessuno apprende l 'arte d'intessere oro nell'ordito; l'azzurro s'incancrena con usura; non si ricama in cremisi, smeraldo non trova il suo Memling usura soffoca il figlio nel ventre arresta il giovane amante cede il letto a vecchi decrepiti, si frappone tra giovani sposi

CONTRO NATURA

Ad Eleusi han portato puttane carogne crapulano ospiti d'usura. B

REVE INTRODUZIONE AI CANTOS

I Cantos sono l'immane sforzo per avvicinare l' Est e l'Ovest e arrivare ad una sintesi dello scibile umano, per compiere questo è necessario il ritorno alle origini. Pound, uomo vivo, scende nel mondo dei morti, dove passato, presente e futuro sono in costante fluire, fra scene umane e visioni celesti, verità storiche e intuizioni poetiche. E quando attraverso i ricorsi storici, passando dal quotidiano al mondo divino o perenne, si giunge al momento magico, al momento della metamorfosi, Pound bruscamente ci richiama alla realtà: sui Cantos non v'è mistero, "sono la storia della tribù". CANTO I Poi scendemmo alla nave, e la chiglia tagliò il divino mare drizzammo l'albero e le vele della nave negra, a bordo portammo pecore e i corpi nostri carichi di lacrime, e il vento in poppa ci avviò con panciute vele, di Circe benecomata arte fu questa. Poi sedemmo sulla nave, correndo col vento a vele tese sino a sera. Spento il sole, ombra sull'oceano, noi venimmo al limite delle acque profonde, alla terra dei Cimmeri, e città popolose, sovra tessuta nebbia fitta, mai strale di sole la trafigge nè rotando alle stelle, nè tornando dal cielo, notte fosca copre quella misera gente. L'oceano in moto contrario, noi venimmo al luogo predetto da Circe. Qui Euriloco e Perimede compiron riti, traendo la spada dal fianco scavai il fosso di un cubito quadro; ad ogni morto spargemmo libagioni, Idromele, poi vin dolce, acqua con bianca farina. Molte orazioni mormorai sulle inferme teste dei morti: come d'uso, giunto ad Itaca, i migliori bovi sacrificherò, ammassando beni sulla pira, e al solo Tiresia un nero campano. Sangue scuro scorreva nella fossa, anime dell'Erebo, morti cadaverici, schiere di spose, di giovani e di vecchi provati dagli affanni; anime ancor macchiate di fresche lacrime, blande fanciulle, uomini molti, dalle teste tartassate da lance di bronzo, predati in guerra, ma pur recanti sanguinose armi, mi s'affollarono intorno, urlando, impallidii, gridai ai miei uomini per altre bestie; trucidarono i greggi, pecore colpiron con bronzo; versai unguenti, invocai gli dei, l'immane Plutone, lodai Proserpina; a spada sguainata allontanai gli impetuosi ed impotenti morti, fino ad udir Tiresia. Ma prima venne l'amico Elpenor, l'insepolto, gettato sulla terra lata, salma abbandonata in casa di Circe, non pianto, non sepolto, ché altro urgeva. Miserando spirito. E io gridai affrettato: "Elpenor, come giungesti all'oscura sponda? Hai preceduto a piedi i rematori?" Ed egli con parlar lento: "Malo fato e molto vino. Dormii presso il fuoc di Circe. Scendendo caddi per la lunga scala contro il barbacane rompendomi l'osso del collo, e l'anima cercò l'Averno. Ma vi prego, sire, ricordatevi di me, non pianto e insepolto, ammucchiate l'armi mie, la tomba sul lido porti: Misero fu, ma con fama futura E sul tumulo s'innalzi il remo mosso tra i compagni". Venne Anticlea, che tenni lontana, poi Tiresia di Tebe, tenendo l'aurea verga, mi riconobbe e per primo parlò: "Una seconda volta? Perché? Uomo di torva stella, visiti i morti senza sole e questo regno infausto? Via dal fosso, fa ch'io beva il sangue, e vaticini." Ed io indietreggiai, ei, forte di sangue, disse: "Odisseo tornerà pur Nettuno contrario, sovra mari oscuri, perderà tutti i compagni". Anticlea rivenne. Taccia ormai Andreas Divus (che cito). In officina Wecheli (stampato) A.D. 1538, da Omero. Oltrepassò le Sirene, lungi da lì sino a Circe. "Venerandam". In stile cretense, con l'aurea corona, "Venerem, Cypri munimenta sortita est", gioconda, oricalca, auree cinte alla vita e ai seni, palpebre di bistro, che portò il ramo d'oro dell'Argicida. Si che:

I BELIEVE IN THE RESURRECTION OF ITALY QUIA IMPOSSIBLE EST NOW IN THE MIND INDESTRUCTIBLE INTRODUZIONE AL CANTO LXXII

Ed è sulla base di questa fede che si innestano le immagini di resurrezione nel famoso Canto 72 in lingua italiana, scritto nel dicembre 1944 in occasione della morte di Marinetti e soprattutto del bombardamento del Tempio Malatestiano. Tornano gli spiriti di Marinetti, di Ezzelino da Romano, si scoperchiano i sarcofagi di Galla Placidia a Ravenna, dove riposa anche Gemisto, il filosofo neoplatonico che credeva nella palingenesi e chi sa se le dottrine di Gemisto (egli stesso si riteneva un'incarnazione di Platone) non abbiano ispirato il tono di rinascita del Canto. Lo stesso tempio ristrutturato nel '400 rappresenta la rinascenza dell'ideale classico e ora, bombardato, si rianima e dappertutto sui sepolcri spuntano vessilli di vittoria. Nel Canto 72 a Marinetti che vuol tornare (risorgere) per lottare ancora, Pound risponde...

CANTO LXXII

Purché si cominci a ricordare la guerra di merda certi fatti risorgeranno. Nel principio, Dio, il grande esteta, dopo aver creato cielo e mondo, dopo il tramonto volcanico, dopo aver dipinto la roccia con licheni a modo nipponico, cacò il gra usuraio Satana-Gerione, prototipo dei padroni di Churchill. E mi viene ora a cantar in gergo rozzo (non a (h)antar 'oscano) ché dopo la sua morte mi venne Filippo Tomaso dicando: "Bè, sono morto, ma non voglio andare in Paradiso, voglio combattere ancora. Voglio il tuo corpo, con che potrei ancora combattere". Ed io risposi: "Già vecchio il mio corpo, Tomaso e poi, dove andrei? Ne ho bisogno io del corpo. Ma ti darò posto nel Canto, ti darò la parola, a te; ma se vuoi ancora combattere, va; piglia qualche giovinotto pigiate hualche ziovinozz' imbelle ed imbecille per fargli un po' di coraggio, per dargli un po' di cervello per dare all'Italia ancor' un eroe fra tanti; così puoi rinascere, così diventare pantera, così puoi conoscere la bi-nascita, e morir una seconda volta non morir viejo a letto, anzi morir a suon di battaglia per aver Paradiso. Purgatorio già hai fatto dopo il tradimento, nei giorni di Settembre Ventunesimo, nei giorni del crollo. Vai! Vai a farti di nuovo eroe. Lascia a me la parola. Lascia a me ch'io mi spieghi, ch'io faccia il canto della guerra eterna fra luce e fango. Addio, Marinetti! Tornaci a parlar quando ti sembra". "PRESENTE" e, dopo quel grido forte, mesto aggiunse: "In molto seguii vuota vanitade, spettacolo amai più che saggezza ne conobbi i savi antichi e mai non lessi parola di Confucio né di Mencio. Io cantai la guerra, tu hai voluta pace, orbi ambedue! Che all'interno io mancai, tu all'odierno". E parlava a me in parte solamente né al vicino una parte di se con se dialogava e non di se il centro; e da grigia la sua ombra si fè più grigia finché un altro tono della gamma uscì dalla diafana del cavo vuoto: "Vomon le nari spiriti di fiamma" Ed io: "Venisti tu Torquato Dazzi a ninna-nannarmi i versi che traducesti vent'anni or sono per svegliar Mussato? Tu con Marinetti fai il paio ambi in eccesso amaste, lui l'avvenire e tu il passato. Sovra-voler produce sovra-effetto purtroppo troppo, egli distrugger volle ed or vediamo le sue rovine più che nel suo voler". Ma il primo spirito impaziente come chi porta notizia urgente e non sopporta affare di minor urgenza riprese, ed io riconobbi la voce di Marinetti come sentita Lungotevere, in Piazza Adriana: "Vai! Vai! Da Macalè sul lembo estremo del gobi, bianco nella sabbia, un teschio CANTA e non par stanco, ma canta, canta: -Alamein! Alamein! Noi torneremo!

N O I T O R N E R E M O !-" "Lo credo", diss'io, e mi pare che di codesta risposta ebbe pace. Ma l'altro spirito tornò al suo ritornello con: "poco minor d'un toro"... (che è verso dell'Eccerinus tradotto dal latino). Egli non pose fine al verso. Perché tutta l'aria tremò, e tutta l'ombra con sconquasso e come tuono che la pioggia ingombra saettava frasi senza senso. Finché con scrocchio come nello scafo sommerso quando il raggio lo trova che precorre forse la morte ed in ogni caso gran pena, udii in stridio crepitar': "Calunnia Guelfa, e sempre la loro arma fu la calunnia, ed è, e non da ieri. Furia la guerra antica in Romagna lo sterco sale sino a Bologna con stupro e fuoco, e dove il cavallo bagna son marocchini ed altra genia che nominar è vergogna, sì che il sepolto polvere s'affasca nel profondo, e muove, e spira, e, per cacciar lo straniero, agogna a tornar vivo. Di sporco vidi io parecchio ai miei tempi, la storia dà esempi a serie sporca di chi tradì città o una provincia ma quel mezzo feto tutta l'Italia vendé e l'Impero! Rimini arsa e Forlì distrutta, chi vedrà più il sepolcro di Gemisto che tanto savio fu, se pur fu greco? Giù son gli archi e combusti i muri del letto arcano della divina Ixotta..." "Ma chi sei?" clamai contra la furia della sua tempesta, "Sei tu Sigismundo?" Ma egli non m'ascoltòfuriando: "Più presto sarà monda la Sede da un Borgia che non da un Pacelli. Figlio d'usuraio fu Sisto e tutta la lor combutta di Pietro negator' degni seguaci, d'usura grassi e di ottimi contratti! Ch'or' vengon' a muggirVi che Farinacci ha mani rozze, perché è mangia foglia. Ha una mano rozza, ma l'altra ha dato così avendo onore cogli eroi, tanti ne sono: Tellera, Maletti, Miele, de Carolis e Lorenzini Guido Piacenza, Orsi e pedrieri fiol di banchiere fu Clemente, e nato d'usuraio il Decimo Leone..." "Chi sei?" clamai "Io son quell'Ezzelino che non credé che il mondo fu creato da un ebreo. Se d'altro scatto io fossi reo poco t'importa ora. Mi tradì chi il tuo amico ha tradotto cioè Mussato, che ha scritto ch'io son fiol d'Orco, e se tu credi a simile patocchia ogni carota può ben farti ciuco. Il bello Adonide morì d'un porco a far pianger' la Ciprigna bella. Se feci giocattolo della ragione direi che un toro da macello, o dal zoologo, vale un piccione; chi delle favole prende piacere e gioia dirà che l'animale non fa la religione. Un solo falso fa più al mondo boia che i miei scatti: tutti! Ragna, ragnaccia! Cavami quella belva dal suo buco se non è questa: Bestia umana ama la pastoia? Se mai l'imperatore quel dono fece, Bisanzio fu madre del trambusto, lo fece senza forma e contra legge, scindendo sé dal sé e dallo giusto; né Cesare se stesso mise in schegge, né Pietro pietra fu prima che Augusto tutta la virtù ebbe e funzione. Chi dà in legge è solo il possidente, e'l caso ghibellin ben seppe il fiorentino". E come onde che vengon da più di un trasmittente sentii allora le voci fuse e con frasi rotte e molti uccelli fecer' contrappunto nel mattino estivo, fra il cui cigolar in tono soave: "Placidia fui, sotto l'oro dormivo". Suonava come note di ben tesa corda. "Malinconia di donna e la dolcezza"... Ma io ebbi la pelle convulsa fra le mie spalle, e il mi polso preso in sì ferreo laccio che muover non potei né mano né spalla, e ad afferrare il polso io vidi un pugno e non vidi avambraccio che mi tenne come chiodo in muro; mi crede insulso chi non ha fatto la prova. E poi la voce che prima furiava, mi disse feroce, dico feroce, ma non ostile anzi era paterna quasi, come chi spiega in mezzo di battaglia che deve fare un giovin' poco esperto: "La voglia è antica, ma la mano è nuova. Bada! Bada a me, prima ch'io torni nella notte. Dove il teschio canta torneranno i fanti, torneranno le bandiere". Abbiamo evocato Marinetti; ascoltiamo ora, attraverso le parole della moglie Benedetta, la prefazione alla sua ultima opera Il primo dicembre l'alba, dietro i monti del centro lago di Como, sollevava appena le tenebre, Marinetti fu sveglio. Marinetti rifuggiva da queste ore di trapasso dalla notte al giorno; così per abitudine accendevo molte lampade e parlavamo. Quell'alba parlò Marinetti. Scagliò contro la fuliggine sporca che opprimeva il cielo d'Italia rancore, dolore fede, il suo dramma. Ritornando dal fronte sul Don dove 30° sotto zero avevano leso il suo cuore, in 23 mesi paziente speranza e volontà di guarire aveva potenziate chiarificate sublimate al massimo le proprie possibilità spirituali ma sempre in pericolo mortale per ogni minimo sforzo fisico. Marinetti poteva solo essere pensiero azione. Concluse: "Benedetta fammi uscire da questo tormento altrimenti muoio". Simili stati d'animo gli nuocevano. Mi chiese un calmante. Si assopì. La cima del monte Crocione era già imbevuta d'oro e le pallide nebbie su Cadenabbia vinte quando si svegliò. Marinetti guardò felice al sole, al giorno luminoso nitido senza decoro di foglie, ingioiellato dall'aria rigida, cesellato in ogni tono e forma. "Sono contento", disse, "nel dormiveglia ho precisato un poema per l'Italia". Quando il sole era alto, scese a riva lago dove l'acqua madreperla rosa viola si sforzava di plagiare trasparenze blu capresi. Ricordi di vita solare. Ora la fuga a toni degradante dolcissimi dei promontori portava lo sguardo in alto al candore delle navi circonfuse di luce e di azzurro. Marinetti fu a lungo assorto, costruiva un suo nuovo libro sul paesaggio manzoniano. Lo stupì e interessò un volo opaco pesante cieco: andava tornava fior d'acqua davanti alla nostra ringhiera, un piccolo pipistrello fuori tempo e luogo. Segnava forse già la pausa nera del destino. Poi, scolaro diligente compito d'esame bene eseguito, volle proprio scrivere lui il poema sulla X Mas e proprio volle sul quaderno della primogenita Vittoria incitamento gara colla esuberante giovinezza tormentata e altalenante fra indolenza oriente letteratura e passione azione vita, universitaria aspirante ausiliaria. "Come me", diceva "sono responsabile, sei il mio ritratto". Lesse a lei e a me il suo poema. Finita la breve cena un libro americano in mano di una signora belga scatenò in lui una delle tipiche conversazioni monologo in francese: essenza della poesia, del romanzo, universalità precisione stilistica psicologia immaginazione primato italiano. Alla 1 e 20' del 2 dicembre la sua voce calma mi chiama: "Scusami. Già sveglio ho voluto lavorare troppo intensamente. Ho un po' d'affanno" La crisi precipita. Il cuore si bloccava. Mi guardò concentrando nello sguardo una sorprendente potenza di pensiero disperato interrogante, mentre la bocca disegnava non espresso un violento canto alla vita. Dio mi concesse un sorriso per confortarlo. E fu nel cielo della notte lunare. Marinetti lo hai detto alle stelle conquistate a 20 anni con il tuo primo libro il tuo ultimo canto, e il tuo pensiero lo hai consegnato al Cuore Divino. Velocemente come sapevi tu cancellare le distanze terrestri da Nord a Sud da Continente a Continente sei passato oltre il fronte della vita. Lottando per l'Italia con la tua arma che crea e non uccide e la sapevi mirabilmente usare. Vincendo per la Poesia una nuova quota. Sei partito da noi come partivi in guerra: per agire. "Finalmente", dirai, "posso senza divieti e limiti ispirare proteggere guarire la nostra adorata Italia ferita ma immortale". Le avevi dato fantasia idee sentimenti volontà ubbidienza sofferenza disperazione non potendole dare sul campo di battaglia soldato il tuo sangue il tuo cuore si è fermato. Marinetti, il tuo sangue ha seminato i campi del cielo il 2 gennaio, per i fiori della primavera italiana. L'hai promessa con questo poema ai soldati della nostra Italia Repubblicana. Benedetta QUARTO D'ORA DI POESIA DELLA X-MAS Salite in autocarro aeropoeti e via che si va finalmente a farsi benedire dopo tanti striduli fischi di ruote rondini criticomani lambicchi di ventosi pessimismi. Guasto al motore fermarsi fra italiani ma voi voi ventenni siete gli ormai famosi renitenti alla leva dell'Ideale e tengo a dirvi che spesso si tentò assolvervi accusando l'opprimente pedantismo di carta bollata burocrazie divieti censure formalismi meschinerie e passatismi torturatori con cui impantanarono il ritmo bollente adamantino del vostro volontariato sorgivo a mezzo il campo di battaglia. Non vi grido arrivederci in Paradiso che lassù vi toccherebbe ubbidire all'infinito amore purissimo di Dio mentre voi ora smaniate dal desiderio di comandare un esercito di ragionamenti e perciò avanti autocarri. Urbanismi officine banche e campi arati andate a scuola da questi solenni professori di sociologia formiche termiti api castori. Io non ho nulla da insegnarvi mondo come sono d'ogni quotidianismo e faro di un' aeropoesia fuori tempo spazio. I cimiteri dei grandi Italiani slacciano i loro muretti agresti nella viltà dello scirocco e danno iraconde scintille crepitano impazienze di polveriera senza dubbio esploderanno esplodono morti unghiuti dunque autocarri avanti. Voi pontieristi frenatori del passo calcolato voi becchini cocciuti nello sforzo di seppellire primavere, entusiaste di gloria ditemi siete soddisfatti d'aver potuto cacciare in fondo fondo al vostro letamaio ideologico la fragile e deliziosa Italia ferita che non muore. Autocarri avanti e tu non distrarti raggomitola il tuo corpo ardito a brandelli che la rapidità crudele vuol sbalestrarti in cielo prima del tempo. Scoppia un cimitero di grandi Italiani e chiama Fermatevi fermatevi volantisti italiani avete bisogno di tritolo ve lo regaliamo noi ve lo regaliamo noi noi ottimo tritolo estratto dal midollo dello scheletro. E sia quel che sia la parola ossa si sposi colla parola possa con la rima vetusta frusti le froge dell'Avvenire accese dai biondeggianti fieni di un primato. Ci siamo finalmente e si scende in terra quasi santa. Beatitudine scabrosa di colline inferocite sparano. Vibra a lunghe corde tese che i proiettili strimpellano la voluttuosa prima linea di combattimento ed è una tuonante catedrale coricata a implorere Gesù con schianti di petti lacerati. Saremo siamo le inginocchiate mitragliatrici a canne palpitanti di preghiere. Bacio ribaciare le armi chiodate di mille mille mille cuori tutti traforati dal veemente oblio eterno.

INTRODUZIONE AL CANTO LVIII

Canto 73 in lingua italiana, fu pubblicato su "Marina Repubblicana" il I febbraio 1945, con il titolo "Cavalcanti - Corrispondenza Repubblicana". Come nel Canto 72 si tratta di incontri con spiriti Lo spirito di Guido Cavalcanti narra della morte di un'eroina anonima. Uno dei generi della poesia del Duecento, "la pastorella" viene ripreso per cantare l'incontro della ragazza romagnola con i soldati canadesi, innervando nel tema d'amore la testimonianza d'amor di patria. Questo stato e condizione dell'essere è un passaggio dello spirito volitivo simile al passaggio attraverso la morte alchemica, il nero più nero del nero, quella morte attiva che Pound invoca nell'altro canto in lingua italiana, il 72, letto poc'anzi: così puoi rinascere, così diventare pantera, così puoi conoscere la bi-nascita e morire una seconda volta , non morir viejo a letto, anzi morir a suon di battaglia per avere Paradiso. Nell'Opera al nero si conosce la Terra, nel bagliore che si annuncia nell'Opera al Bianco, si raggiunge il centro di sè, l'essere immortale, il luogo recintato, il giardino, il Pairidaeza di origine iranica, termine da cui deriva Paradiso.

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CANTO LVIII

E poi dormii e svegliandomi nell'aere perso vidi e sentii, e quel ch'io vidi mi pareva andare a cavallo, e sentii: "A me non fa gioia che la mia stirpe muoia infangata della vergogna governata dalla carogna e spergiurata. Roosvelt, Churchill ed Eden ed il popolo spremuto in tutto ed idiota! Morte che fui a Sarzana aspetto la diana della riscossa. Son quel Guido che amasti pel mio spirito altiero e la chiarezza del mio intendimento. De la Ciprigna sfera conobbi il fulgore già cavalcante (mai postiglione) per le vie del borgo detto altramente la città dolente (Firenze) sempre divisa, gente stizzosa e leggiera che razza di schiavi! Passai per Arimnio ed incontrai uno spirito gagliardo che cantava come incantata di gioia! Era una contadinella un po' tozza ma bella ch'aveva a braccio due tedeschi e cantava cantava amore senz'aver bisogno d'andar in cielo. Aveva condotto i canadesi su un campo di mine dove era il Tempio della bella Ixotta. Camminavano di quattro o in cinque ed io ero ghiotto d'amore ancora malgrado i miei anni. Così sono le ragazze nella Romagna. Venivan' canadesi a spugar i tedeschi a rovinar' quel che rimaneva della città di Rimini; domandarono la strada per la via Emilia a una ragazza una ragazza stuprata po' prima da lor canaglia - Bè! Bè! soldati! quest'è la strada andiamo, andiamo a via Emilia con loro proseguiva. Il suo fratello aveva scavato i buchi per le mine, là verso il mare. Verso il mare la ragazza, un po' tozza ma bella, condusse la truppa. Che brava pupa! Che brava pupetta! Lei dava un vezzo per puro amore, che eroina! Sfidava la morte, conquistò la sorte peregrina. Tozza un po' ma non troppo raggiunse lo scopo. Che splendore! All'inferno nemico, furono venti morti, morta la ragazza fra quella canaglia, salvi i prigionieri. Gagliardo lo spirito della pupetta cantava, cantava incantata di gioia, or'ora per la strada che va verso'l mare. Gloria della patria! Gloria! gloria morir per la patria nella Romagna! Morti non morti son', io tornato son' dal terzo cielo per veder la Romagna, per veder'le montagne nella riscossa, che bell'inverno! Nel settentrion rinasce la patria, ma che ragazza! Che ragazze, che ragazzi, portan ' il nero!

Dai CANTI PISANI un frammento del testamento spirituale di Ezra Pound Ciò che sai amare rimane, il resto è scoria ciò che sai amare non ti sarà strappato ciò che sai amare è il tuo vero retaggio il mondo, quale? Il mio, il loro o di nessuno? Prima venne la vista, poi diventò palpabile Eliso, fosse pure in quell'antro d'inferno, ciò che tu sai amare è il tuo vero retaggio ciò che tu sai amare non ti sarà strappato. La formica è centauro nel suo mondo di draghi. Deponi la tua vanità, non è l'uomo che ha fatto il coraggio, o l'ordine o la grazia, deponi la tua vanità, dico, deponila! La natura t'insegni quale posto ti spetta per gradi d'invenzione o di vera maestria, deponi la tua vanità, Paquin, deponila! Il casco verde tua eleganza offusca. "Padroneggia te stesso, e gli altri ti sopporteranno". Deponi la tua vanità sei cane bastonato sotto la grandine tronfia gazza nel sole delirante, mezzo nero mezzo bianco tu non distingui fra ala e coda giù la tua vanità spregevole è il tuo odio che si nutre di falso, deponi la tua vanità, sollecito a distruggere, avaro in carità, deponi la tua vanità dico, deponila! Ma avere fatto piuttosto che non fare questa non è vanità aver bussato, discretamente, perché un Blunt ti apra avere colto dall'aria una tradizione viva o da un occhio fiero ed esperto l'indomita fiamma questa non è vanità. L'errore sta tutto nel non fatto, sta nella diffidenza che tentenna...

VECCHIO EZ

Vent'anni son passati, non invano, vecchio Ez, sui nostri volti e sulle nostre inquiete certezze, se oggi c'è chi è nuovamente poeta anche grazie a te, è perché hai saputo darci più di mille lezioni di chi pensa ma non vive per simboli, di chi non pensa più, con una limpida, coinvolgente passione. Così consumatesi le macerie ideologiche, sparsi al vento gli utopismi sciocchi, siamo, assieme a te, gli orfani di un dopoguerra ormai logoro, nell'avanguerra che incalza. Altre le maschere, certo, ma i volti, vecchio Ez, son gli stessi, quelli che volevi tu "rettificare" giocandoti con tutto il tuo impeto, un tempo, col tuo silenzio alla fine. I volti sono i medesimi, più cupi e sicuri, Usura Caos Bruttezza. Certo i tuoi versi non li hanno fermati, certo non li fermeranno i nostri, i tuoi ed i nostri così muti nei cuori induriti, agli occhi distratti, i tuoi, esemplari di trasgressione e norma, verità ed inganno, di pieno e di vuoto, violenza e tenerezza, disincanto ed illusione, di nostalgia e d'impazienza, i nostri che, incerti dell'onere -onore risalgon la china, per renderci da orfani, eredi. Che dire, vecchio Ez, se non che, al di là di parole, oltre ogni limite e tempo, la Tradizione, come tu volevi, è trasmessa.

venerdì, aprile 22, 2005

Riunione per crisi-Governo

In questi giorni in Italia è in atto una crisi di Governo.
Esistono due possibili ipotesi: o si va alle elezioni anticipate o il Presidente della Repubblica Ciampi rimanda a Berlusconi (scelto dal popolo anni fa) il compito di creare un nuovo Governo che duri sino al termine della legislatura (nel 2006).
Secondo voi, negli incontri avvenuti in questi giorni, i politici si sono detti qualcosa riguardo alla sovranità monetaria, al signoraggio ed alla riserva frazionaria?
Oggi su Internet leggo che in giornata (venerdi 22 aprile 2005) ci saranno degli incontri. Da questi si evince che hanno partecipato tante persone a conoscenza dei fenomeni economico/sociali citati sopra: Ciampi riceverà Scalfaro, Cossiga e Tremonti (che ringrazio sempre per aver fatto a Duisberg, presidente della Banca centrale Europea, la famosa domanda sulle banconote da 1 e 2 euro dalla quale emerse pubblicamente, nella risposta di Duisberg, il termine "diritto di signoraggio".)
Adesso questi signori lo sanno che noi siamo a conoscenzo del fenomeno e sanno anche che superata una certa soglia (quando a saperlo ed ad averlo capito saremo 1 o 2 milioni di persone) succederà probabilmente un disastro. Quando le intere popolazioni degli Stati Europei sapranno che la cosa è stata portata avanti per secoli senza intervenire, probabilmente potrebbe un pò inquietarsi.

La soluzione a mio modo di vedere è questa: chiunque venga incaricato a diventare (o a rimanere, o a ritornare) ministro cominci a dire la verità. Non importa quale ministro lo faccia, potrebbero/dovrebbero farlo insieme all'unisono. Chiunque venga investito ad essere rappresentante del popolo COMPIA IL MESTIERE PER IL QUALE E' RETRIBUITO! Dica a tutti chiaramente le cose come stanno senza provocare allarmismi. Non abbia paura di fare la fine di Kennedy poichè se 40 anni fà JFK venne ucciso fù perchè la gente non avrebbe mai pensato che le colpe dell'attentato ricadevano probabilmente nella sua EROICA stampa dei DOLLARI DEGLI STATI UNITI e non della Federal Reserve. Oggi qualsiasi personaggio famoso potrebbe farsi carico di questa battaglia, basta che abbia un pò di seguito, un pò di persone che credono alle sue parole e ai suoi discorsi/ragionamenti.
Dica che è arrivato il momento di restituire il maltolto anche a patto che, a chi finora ha guadagnato tanto alle spalle di questo sistema ingannatore e truffaldino, non venga espressa la benchè minima critica. Mi dispiace ma dovrebbe andare così. Se ci mettessimo a condannare tutti si rimarrebbe più o meno su un'isola deserta. I colpevoli sono innumerevoli, centinaia e migliaia di persone sono coinvolte più o meno consapevolmente.
Mozzare la testa a tutti come avvenne durante la Rivoluzione Francese non sarebbe affatto la soluzione: la violenza concentra il potere nelle mani dei più violenti e provoca il continuo voler diventari più violenti degli altri per avere, nelle proprie mani, il potere ( situazione che di fatto si è realizzata negli ultimi secoli ).


da http://www.expobg.it/modules/news/article.php?storyid=2328
"Abbiamo indicato come presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, anche in cosiderazione del mandato giunto dal corpo elettorale al pricipio della legislatura". Lo ha detto il vicepresidente di Forza Italia, Giulio Tremonti, al termine della consultazione con il Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi. Il Presidente della Repubblica, riceverà ora gli ex capi di Stato, Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro.

dal http://www.ansa.it/main/notizie/fdg/200504221300195187/200504221300195187.html
ROMA - "Ho preso i miei appunti. Ora riflettero' e trarro' le conseguenze al piu' presto". Lo ha detto Carlo Azeglio Ciampi nella Loggia delle Benedizioni del Quirinale, subito dopo la conclusione delle consultazioni. Il presidente della Repubblica ha ringraziato i giornalisti ed ha sottolineato che tutti i colloqui avuti sono stati "utili".
Alle 9,30 in punto Carlo Azeglio Ciampi ha ricevuto la delegazione di Alleanza Nazionale, guidata da Gianfranco Fini, accompagnato dai capigruppo Ignazio La Russa e Domenico Nania. Dopo, alle 10, Ciampi ricevera' la delegazione di Forza Italia. Alle 10,30 sara' ricevuto Francesco Cossiga e alle 11,15 Oscar Luigi Scalfaro. Questo incontro chiude il giro delle consultazioni.

SOLUZIONE per Confcommercio: il SIMEC

DAL SITO http://maza.it/focus/selezione.asp?id=37

Billé: "Quale ottimismo,agire in fretta"
"Non si tratta di essere più o meno depressi, più o meno ottimisti. Qui sta proprio scadendo il tempo".Conclude così il presidente della Confcommercio, Billé, alla settima edizione dell'annuale del forum di Cernobbio sulla competitività. Billè sostiene che l'ottimismo di Berlusconi e di Siniscalco sulla situazione dei conti pubblici contrasta con uno "stato di prolungata preoccupazione che vive buona parte delle famiglie italiane". E poi: chi pagherà il conto dell'abolizione dell'Irap (33 miliardi, 2,5 punti di Pil)? Le imprese o le famiglie?
Fonte televideo RAI del 20/03/05

RISPOSTA simec.org - Il presidente della Confcommercio Billè affermando che c'è uno "stato di prolungata preoccupazione che vive buona parte delle famiglie italiane" si limita solo ad una constatazione, non dà una soluzione definitiva al problema evidenziato. Chi legge questo comunicato deve sapere che con l'EURO di PROPRIETA' di POPOLO non nasceranno preuccupazioni la cui causa è la scarsità di moneta, quindi tutti dobbiamo chiedere a politici, magistrati, associazioni di categoria ecc... che ciò si realizzi al più presto.
Intanto in attesa che avvenga questo tutti noi siamo chiamati a sollecitare le amnistrazioni comunali, le associazioni di commercio e consumatori affinchè si adoperino per farci usare il SIMEC o comunque un altro mezzo di pagamento che abbia le stesse identiche caratteristiche, unico metodo per dare tranquillità. Auguriamoci che Billè condivida il messaggio così diamo una risposta al problema da lui notato.

giovedì, aprile 21, 2005

Cosa dobbiamo capire.

DA WWW.SIGNORAGGIO.COM
Un ottima analisi da cui estraggo questo colloquio. (qui l'articolo originale)
E' il fulcro del discorso sul signoraggio, chi non si sforza a capire questo rimane imbottigliato (e ci lascia imbottigliati).

“La Banca di Italia è privata, totalmente privata, ragazzi!
I proprietari sono le banche e i gruppi bancari più grandi di Italia (naturalmente privati anch’essi).
· Gruppo Intesa (27,2%),
· Gruppo San Paolo (17,23%),
· Gruppo Capitalia (11,15%),
· Gruppo Unicredito (10,97%),
· Assicurazioni Generali (6,33%),
· INPS (5%),
· Banca Carige (3,96%),
· BNL (2,83%),
· Monte dei Paschi di Siena (2,50%),
· Gruppo La Fondiaria (2%),
· Gruppo Premafin (2%),
· Cassa di Risparmio di Firenze (1,85%),
· RAS (1,33%)...
Sorrido all’immagine del pubblico che tace, dubbioso, spiazzato, scettico, all’inizio.
Poi, un mormorio, un consultarsi l’un l’altro, un confrontarsi con le proprie idee e conoscenze, economiche e politiche.
[...]
“Bankitalia S.p.A. stampava le nostre lire, quindi erano dei privati che stampavano le nostre lire e le prestavano allo Stato, Stato Sovrano, con l’aggiunta di interessi, ovviamente, il famoso tasso di sconto. Ma quale sconto, poi?”
“Oggi c’è l’euro e il tutto è gestito dalla BCE, che appartiene alla Banca d’Italia, per il 14,57% e per altre percentuali ad altre Banche Centrali degli Stati Membro – compresa la Banca Centrale di Inghilterra, 15,98% - che non usa neanche l’euro!”
“L’euro è prestato allo Stato dietro la cessione di Obbligazioni e CCT, che poi Noi cittadini dobbiamo rimborsare, tramite le tasse!”
“Una banconota da 100 euro costa 3 centesimi, ad emetterla (stampa, carta, colore, tecniche di contraffazione) ma lo Stato, ossia Noi, deve dare 100 euro veri per averla! Frutto di lavoro, di sudore vero, non di una semplice operazione di stampa meccanizzata.
Più il 2,5% del tasso di sconto!”
“Loro spendono 3 centesimi e Noi gli diamo 102,5 euro! Ma è roba da matti o no?
Ma qui ragazzi stiamo scherzando?”
“Vi siete mai chiesti perché esistono le banconote di 500 euro? Eccolo il perché!”
“Vi ricordate quando Tremonti propose di avere la banconota da 1 e 2 euro?
Ve lo ricordate o no? Siete svenuti? Pensavo le sapeste ‘ste robe qua, è così da 300 anni!”
“In ogni caso, a quelli ancora coscienti:
Duisemberg, allora capo alla BCE, rispose che all’Italia non conveniva la stampa delle banconote da 1 e 2 euro perché avrebbe perso, lo Stato Italiano, il diritto al signoraggio sulle monete metalliche”
“Che cosa significa? Cos’è ‘sto signoraggio?
Il signoraggio è la differenza tra il valore intrinseco e il valore nominale della moneta.
Bello, e detto così uno potrebbe anche dire: e allora?”
“Il fatto è che la Banca d’Italia prima (ricordiamoci che dietro ci sono dei signori privati, non è un Ente Statale) e la BCE ora, stampa con 3 centesimi un pezzo di carta colorata che ci affitta, ad esempio, a 100 euro (più il tasso di sconto, che LORO decidono). “
“102,5 meno 0,03 è il signoraggio della Banca Centrale Europea su ogni banconota da 100 euro.
Lo stesso vale per i pezzi da 5, 10, 20, 50, 200, 500.”
“100 è il valore nominale o valore di facciata (perché stampato sulla faccia della moneta, in questo caso banconota) e 0,03 è quanto costa al “signore” fare questa moneta, il c.d. valore intrinseco, dato dal materiale di cui è composta la moneta (carta per la banconota, metallo per le monetina) e il lavoro necessario ad “emetterla” (stampa per la banconota, conio per la monetina)”
“Nel caso di moneta metallica, il signoraggio va allo Stato, perché è lo Stato a stampare, ossia a coniare, la monetina.”
“In questo caso il costo (valore intrinseco) è più alto, circa 15 centesimi, quindi il signoraggio è minore (e poi le monete sono una minuscola frazione della massa monetaria circolante).
Lo Stato ci rimette a stampare le monete da 1 centesimo, 2, 5, 10 centesimi di euro!!!”
“Ecco perché Duisember disse a Tremonti che all’Italia non conveniva stampare banconote da 1 e 2 euro. Il guadagno sul signoraggio va all’Ente che emette moneta, semplice no?
Le banconote le emette la Banca Centrale Europea, le monetine il Ministero del Tesoro”
“Pensate a quante banconote ci sono in giro! Togliete il costo per averle “create”, e il resto va in tasca ai banchieri privati! Sono le nostre tasse! Noi paghiamo le tasse per rimborsare un prestito di carta colorata a dei banchieri privati!”
“Lo sapete o no che è questo che determina il Debito Pubblico?
Vi siete mai chiesti verso chi siamo in debito?
Chi di voi ha mutui, prestiti, fidi, è in debito verso la banca che ha fatto il prestito.
Questa è una cosa privata, tra Voi e la banca (anche se poi non è cosi ma parleremo dopo della Riserva Frazionaria).
Tutti, comunque, hanno una parte del Debito Pubblico. Anche i bambini appena nati.
Verso chi? Verso la Francia? La Germania? Il Giappone? No, verso i banchieri privati! Naturalmente quando uno ha un debito, occorre pagarlo o per lo meno pagarci sopra gli interessi”
“Ogni anno l’Italia ha i conti in positivo, come un padre di famiglia che a fine mese gli avanzano 200 euro dallo stipendio dopo aver pagato tutte le spese!”
“Questo lo Stato lo chiama “Avanzo Primario”.
Però poi occorre conteggiare gli interessi sul Debito Pubblico e allora lo Stato Italiano va in Deficit.
Ossia al padre di famiglia che pensava di avere risparmiato 200 euro, viene presentato un conto a sorpresa di 450 euro! E va in rosso! Tutto qui”
“Non capisco perché lo Stato può coniare monete ma non stampare banconote.
Non capisco perché lo Stato può emettere miliardi di euro in Obbligazioni e CCT ma non può emettere valuta propria, non sottoposta a interessi di gruppi privati.
Non capisco perché lo Stato Italiano abbia abdicato alla Sovranità Monetaria, regalando, per Legge, il potere di emettere moneta a dei banchieri privati.
Non capisco perché i nomi degli azionisti della Banca d’Italia sono celati.”
Io, invece capisco perché sia stato ucciso Kennedy (questi sì che sono miti!).
JFK aveva fatto stampare dei dollari garantiti in argento dal Governo Federale e che portavano stampato la scritta “United States Note” invece che la solita “Federal Reserve Note”.
Infatti negli Stati Uniti il discorso è lo stesso, con la Federal Reserve che è creduta Riserva Federale dal Popolo Americano ma che è una Ditta privata (si trova sulle pagine gialle, alla pari di Federal Express).
Anche Lincoln emise, durante la Guerra Civile, dei biglietti di Stato, i “greenback”. E poi Torrijos, e pochi altri…
E non capisco perché Beppe Grillo non parli di tutto questo.
Lui che sa tutto il giro del fumo. Che ha conosciuto anche il Prof. Giacinto Auriti, docente universitario di diritto, il quale ha denunciato la Banca d’Italia perché le banconote che questa emette non sarebbero neanche legalmente di sua proprietà, ma di proprietà del Popolo, che l’accetta e quindi “induce” in esse il valore indicato dalla stampa. Alla Banca d’Italia va pagato il costo tipografico, il lavoro di stampa eseguito e nient’altro! Infatti, la banconota di per se non vale nulla e nulla rappresenta.
Negli anni ’70 portavi 35-37 dollari in banca e la banca ti dava 1 oncia d’oro (all’incirca).
Ogni moneta nazionale era convertibile in dollari, quindi, virtualmente in oro.
Nel 1971, Nixon eliminò la convertibilità in oro del dollaro e quindi da quel giorno caddero i termini di Bretton Woods e sulle monete nazionali perse significato la scritta “pagabile a vista al portatore”.
Naturalmente, l’euro non la riporta più.
Quindi continuate ad andare a vedere il Beppe, ci andrò anche io, ma per farmi due risate, amare, non certo perché conto sul suo aiuto riguardo al signoraggio. Ormai!
La prossima volta parleremo della Riserva Frazionaria, che è grave quanto il Signoraggio privato dei Banchieri.
Anche se, in realtà, il fatto grave è la nostra condizione di ignoranza, un po’ voluta da noi stessi, per paura o scellerata superficialità e un po’ voluta dai nostri politici (a detta di Ezra Pound “i politici sono i camerieri dei banchieri”) disonesti e condiscendenti, come i giornalisti e tutti QUELLI CHE SANNO MA NON DICONO.

mercoledì, aprile 20, 2005

Manifesto per la Giustizia Monetaria

  • Premesso che il Signoraggio è la proprietà dei valori monetari pari alla differenza tra costo tipografico (o di conio) e il valore nominale.

  • Constatato che la Banca poteva affermare di essere proprietaria della moneta quando l’emissione era basata nella riserva aurea, in quanto poteva dire: "La moneta è mia perché la riserva è mia", essendo la moneta concepita come titolo di credito rappresentativo della riserva;

  • Che alla data del 15 Agosto 1971, con la fine degli accordi di Bretton Woods, la riserva è stata abolita;

  • Che da questa data la Banca non è più legittimata ad emettere la moneta prestandola seguendo la regola del Signoraggio;

  • Che nessuna norma del Trattato di Maastricht considera la titolarità della proprietà, ossia del signoraggio sulla moneta, all’atto dell’emissione.

  • Appare evidente che il valore monetario non è più causato dalla riserva, che non esiste ma dalla accettazione convenzionale delle collettività nazionali.

  • Pertanto, la proprietà della moneta va attribuita al portatore, ossia alle collettività nazionali che ne creano il valore convenzionalmente per il solo fatto che l’accettano.

  • Poiché alla luce delle dichiarazioni del presidente della BCE emerge l’abusiva affermazione che il diritto di signoraggio è della BCE, in palese violazione del Trattato di Maastricht.

  • Poiché dopo la recente scoperta del "Valore Indotto", è dimostrato che il valore monetario nasce non nella fase dell’emissione ma nella fase dell’accettazione, la proprietà della moneta va attribuita alle collettività nazionali dei Paesi membri dell’Unione Europea.

  • Prendiamo atto che è merito del Ministro Tremonti, per avere messo il dito nella piaga perché emerga, dalla dichiarazione Duisemberg, che si vuole lasciare agli Stati solo l’elemosina proveniente dal "Signoraggio degli spiccioli", riservando così il malloppo agli usurai della Banca Centrale Europea.

martedì, aprile 19, 2005

Alternative: Simec e Politica Simultanea

SIMEC
Finalmente online il sito sui Simec:
NOI SIAMO PER LA PROPRIETÀ POPOLARE DELLA MONETA
NON BENE PRO TOTO LIBERTAS VENDITUR AURO

"Quando un professore si avvia alla fase conclusiva della propria esperienza, sente il bisogno di trasmettere agli studenti un messaggio essenziale in cui sintetizzare le proprie convinzioni ..."
Giacinto Auriti
"Dacci dentro professore non c'ho voglia di morire in una notte di nebbia, in un grido di rabbia."
da Buon anno professore di Massimo Morsello, canzone dedicata al professor Luigi Di Bella.

http://www.simec.org
o http://www.maza.it/simec/LinkLink

POLITICA SIMULTANEA
Questo non è un programma mistico o impraticabile; non lavora attraverso processi di rivelazione, di discredito o di attacco; ma mette in evidenza una nuova politica, cioè una politica che si basa sul principio di costruire relazioni umane giuste. Tra lo sfruttato e lo sfruttatore, tra i guerrafondai e i pacifisti, tra le masse e i governanti, questo gruppo di uomini di buona volontà contribuirà ad organizzarne milioni, senza stare da parte, senza dimostrare uno spirito partigiano, senza fomentare turbamenti politici o religiosi, e senza nutrire odii o disprezzi. Essi non saranno un elemento negativo, ma un gruppo positivo, che interpreta il significato delle relazioni umane giuste, a rappresentare l'unità dell'umanità in una pratica, non solo teorica, fratellanza.”
Problems of Humanity, Alice Bailey, 1947
http://www.simpol.org/dossiers/dossier-It/html-It/interface-it.html

Banca Centrale Europea

Dal sito della BCE leggiamo:
[...] Dal 1° gennaio 1999 la Banca centrale europea (BCE) ha assunto la responsabilità della conduzione della politica monetaria per l’area dell’euro, che rappresenta la seconda maggiore economia al mondo dopo gli Stati Uniti. [...]
[...] La base giuridica della politica monetaria unica è definita dal Trattato che istituisce la Comunità europea e dallo Statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea. Lo Statuto ha posto in essere la BCE e il Sistema europeo di banche centrali (SEBC) dal 1° giugno 1998. [...]

Riflessioni:
Prendiamo atto che dal 1998 la BCE e il SEBC sono responsabili della politica monetaria per l'aera euro.
Adesso. Cosa si intende per politica monetaria?
Cerchiamolo... {....cerco.....trovo!} . Da Wikipedia, enciclopedia libera, leggiamo che:
La politica monetaria è l'insieme degli strumenti a disposizione delle autorità monetarie, tipicamente le banche centrali, per regolare la quantità di moneta che circola nell'economia e, attraverso questa, i tassi di interesse. A sua volta la regolazione dei tassi di interesse influendo sull'offerta e la domanda di moneta, determina il livello dell'attività economica. CONTINUA QUI...Link
Anche su questa affermazione ci sarebbe da riflettere soprattutto su quel tipicamente indice che potrebbe essere chiunque l'autorità monetaria e non per forza la banca centrale (che non è nient'altro che una S.p.A. a SCOPO DI LUCRO).
Inteso che abbiamo capito cos'è la politica monetaria, più difficile sarà capire perchè dal 1998 la responsabilità della politica monetaria è affidata alla BCE ed al SEBC.
La soluzione si trova nel Trattato di Maastricht: all'interno del documento principale dell'integrazione europea leggiamo infatti l'istituzione di questi soggetti: BCE (Banca Centrale Europea) e SEBC (Sistema Europeo di Banche Centrali).
Oltra all'istituzione leggiamo però una norma FONDAMENTALE ossia che essi: agiscono nei limiti dei poteri loro conferiti dallo stesso trattato di Maastricht e dallo statuto del SEBC.

La questione si fà più intrigata: quali sono i limiti dei poteri conferitigli??
La questione POLITICA ECONOMICA E MONETARIA viene affrontata nel Trattato di Maastricht al VI titolo.