mercoledì, luglio 13, 2005

Siniscalco crede la recessione sia arrivata alla fine!!! E Fazio ride...

"I POLITICI SONO I CAMERIERI DEI BANCHIERI", Ezra Pound

Roma, 13 lug. (Apcom) - "La fase di recessione, con due trimestri di crescita negativa, è arrivata alla fine".
Lo assicura il ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco, intervenendo all'Assemblea dell'Abi, sottolineando: "Mi fa piacere che il Governatore Fazio sia d'accordo su questo". Per il 2006 e per il 2007, ribadisce il ministro citando le previsioni contenute nella bozza del Dpef, "in linea prudenziale si può pensare ad una crescita dell'1,5% all'anno, lievemente superiore alla crescita potenziale" che - ricorda il ministro - "è scesa all'1,3% dal 4% degli anni '70". Segno che "qualcosa è successo nel motore" dell'economia italiana.

Taglio delle spese correnti e delle tasse alle imprese. Questa la ricetta del governatore di Bankitalia Fazio, al governo che si appresta a varare il DPEF. Intervendo all'assemblea dell'ABI, ha sottolineato la gravita della situazione economica prevedendo per il prossimo anno un indebitamento vicino al 5 %, in assenza di interventi correttivi. "Tuttavia nel 2006, ha detto ancora Fazio, la crscita potrebbe superare l'1 %."

(ANSA)-ROMA, 13 LUG-'La fase di recessione credo sia arrivata alla fine' ha detto il ministro Siniscalco, durante il suo intervento all'assemblea dell'Abi. 'Non siamo in declino - ha aggiunto - ma in transizione'.
'Le voci di rinvio della riforma dell'Irap le ritengo campate in aria' ha detto il ministro dell'Economia. 'Quest'anno non ci sara' un tetto di spesa indifferenziato, ma dei target mirati' ha sottolineato Siniscalco parlando del tetto del 2% alla spesa della P.A., introdotto con la scorsa finanziaria.

Roma, 13 lug. (Apcom) - Il sistema bancario "è in crescita dimensionale e per questo è lecito chiedere di piu': alle banche bisogna chiedere un aiuto di fondo perchè il sistema Italia torni a crescere". Lo ha affermato il ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco, nel corso del suo intervento all'Assemblea annuale dell'Abi, sottolineando che "se l'Italia non torna a crescere in termini reali, neppure i successi delle banche saranno reali". Parlando del sistema bancario in generale il ministro ha detto che "non c'è più la 'foresta pietrificata', dopo 17 anni possiamo affermarlo e i risultati di bilancio del 2004 lo dimostrano".

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E PER CHIUDERE UN ARTICOLO DA 'LA PADANIA'..

Via libera dell’Ecofin per riportare il rapporto deficit-Pil italiano sotto il tetto del 3%
«Niente lacrime e sangue, manovra accettabile»
Siniscalco: verrà attuata una riduzione dell’1,6% nel biennio 2006-2007. Almeno lo 0,8% l’anno prossimo
L’Ecofin ha dato il via libera alla procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia per il superamento del rapporto deficit/Pil. L’accordo da parte dei ministri delle Finanze europei prevede una diminuzione del deficit di almeno l’1,6% del Pil nel 2006 e nel 2007, di cui almeno lo 0,8% il prossimo anno per riportare il deficit sotto il 3% del Pil.
Il nostro obiettivo, ha detto Domenico Siniscalco, è quello di «implementare in maniera rigorosa la finanziaria 2005 e fare un aggiustamento strutturale al netto del ciclo e al netto delle una tantum».
Per il ministro il piano di rientro del deficit chiesto dalla Commissione Ue «consente margini per non strangolare l’economia». La correzione dello 0,8% del Pil che verrà inserita nella manovra finanziaria per il prossimo anno «non è una passeggiata, soprattutto in un anno di recessione e con le elezioni, ma è più che sopportabile» ha sottolineato Siniscalco e comunque «non si tratta di fare una politica di lacrime e sangue».
Vi sono «anzi margini per attuare qualche politica di rilancio dell’economia», ha aggiunto il ministro, spiegando che il percorso di rientro «nell’insieme rappresenta un ottimo compromesso». L’applicazione del Patto di stabilità riformato all’Italia, secondo Siniscalco, è quindi «un ottimo test perchè garantisce un rientro che consideriamo sufficiente e strutturale in un tempo più lungo di quello ammesso dal vecchio Patto, anche in considerazione delle circostanze eccezionali riconosciute alla nostra economia, ma soprattutto perchè il sentiero di rientro è ripulito di tutti i fattori che possono confondere le azioni strutturali effettivamente intraprese».
E poi il ministro dell’Economia ha spiegato che «se alla fine del 2007 il tasso di crescita si fosse rivelato inferiore alle previsioni e non si fosse arrivati» a riportare il deficit sotto il 3% del Pil, «ne ridiscuteremo» e «negozieremo se fare uno sforzo aggiuntivo».
Dalla raccomandazione emerge che il debito/Pil deve calare per «raggiungere il valore di riferimento (60%) a un ritmo soddisfacente in linea con la correzione del deficit eccessivo restaurando un livello adeguato di surplus primario nel medio termine». Per l’Ecofin il risanamento del nostro bilancio non dovrà fermarsi nel 2007 perché il nostro Paese viene invitato «ad assicurare un consolidamento di bilancio strutturale di almeno lo 0,5% del Pil annuo nel medio termine dopo che il deficit eccessivo è stato corretto».
E Siniscalco ha tenuto a precisare che «Quello che ci impegniamo a fare con il Dpef è una diminuzione, al netto del ciclo e delle una tantum, di -0,8% nel 2006 e -0,8% nel 2007, in modo da andare sotto il 4,3% quest’anno, sotto il 4% nel 2006 e sotto il 3% nel 2007». «Questa questione è talmente codificata da non ammettere modifiche e non è soggetta a interpretazione» ha osservato il ministro, sottolineando che «I nostri impegni sono chiari. Se poi dovessero esserci tre anni di recessione, cosa che io escludo e che esclude anche la Commissione, allora vedremo».
In merito al Dpef il ministro ha detto che «non è un esercizio accademico, tendiamo ad andare passo per passo» facendo così un «accenno polemico ad alcuni miei colleghi (dell’Ecofin, n.d.r.) che anche stamattina (ieri n.d.r.) mi spiegavano come avrei dovuto scrivere il Dpef».
«I problemi sono da affrontare uno alla volta e passo per passo», ha proseguito il ministro, osservando che «sulle misure concrete abbiamo una serie di opzioni, ma ritengo che si debba andare avanti per passi e per ora bloccare i saldi, i dettagli li definiremo nella legge finanziaria come bisogna fare».
Per quanto riguarda l’Irap Siniscalco ha osservato che un taglio pari a 5 miliardi nel 2006 «non si può fare». Siniscalco ha spiegato che un intervento di tale entità non sarebbe possibile «neanche con tutta la buona volontà».
«Credo non sia un errore ridurre la spesa e ridurre le imposte». Tuttavia entrambe le idee «non» vanno viste in un’ottica «di politica congiunturale - ha osservato - che vuol darmi i suoi effetti in un anno o in un altro, ma di una politica di tipo strutturale» che mira a «ridurre la presenza dello stato nell’economia». «Non è che quando toccheremo l’Irap in Finanziaria o conterremo altra spesa corrente, ci aspettiamo che per questo il Pil 2006 vada meglio» ha spiegato il ministro.
Si tratta piuttosto, ha aggiunto, di «un aggiustamento strutturale dell’economia che è sovra-oberata da questi problemi» tra cui «il debito pubblico».
Infine c’è da registrare che l’Ocse prevede che nel 2005 il Pil dell’area euro crescerà dell’1,2%, mentre nel 2006 si attesterà a un +2%. L’Ocse ha evidenziato che qualche segnale di ripresa si intravede all’orizzonte, grazie proprio agli investimenti privati e ai consumi soprattutto verso la fine del 2005 e durante il 2006. Per aiutare la ripresa l’Ocse ha invitato la Bce a ridurre il costo del denaro all’1,5% quest’anno per poi riportarlo al 2,25% in tre mosse durante il 2006. Con un’inflazione al di sotto del 2% e con il prezzo del petrolio stimato a 49 dollari al barile per il biennio 2005-2006, ciò a detta degli esperti dell’istituto potrebbe stimolare la crescita.
Sul fronte del mercato del lavoro, l’Ocse prevede che il tasso di disoccupazione dell’area euro nel 2005 si porterà al 9%, mentre nel 2006 scenderà all’8,7%. La disoccupazione è rimasta stabile, grazie agli interventi di alcuni paesi membri sulla flessibilità e il lavoro temporaneo. Per l’Ocse si deve fare anche attenzione a non «gonfiare artificialmente i prezzi delle case»: il rischio è creare «una bolla immobiliare».

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