lunedì, ottobre 31, 2005

Intervista all’Avv. Pimpini

Lecce, clamorosa sentenza del G.d.P.: illegittimo il “signoraggio” - Intervista all’Avv. Pimpini

La Banca d’Italia condannata a restituire i soldi ad un cittadino

Una clamorosa sentenza di un Giudice di Pace di Lecce che ha sentenziato la illegittimità del “signoreggio” e condannato la Banca d’Italia a restituire ad un cittadino la somma di € 87,00 illecitamente percepita. Il cittadino che ha proposto azione contro la Banca, è stato assistito dall’Avv. AntonioTanza, presidente dell’Abusbef, un sindacato contro l’usura, e dall’Avv. Chetino Antonio Pampini, che Ap ha intervistato.

Avv. Pampini, cosa è successo a Lecce?

«L’avv. Tanza, Presidente dall’Abusdef, ed io, abbiamo proposto una domanda giudiziaria, nell’interesse di un cittadino residente nella Citta di Lecce, nel solco dell’insegnamento del prof. Giacinto Auriti, sulla ormai nota teoria della Proprietà popolare della moneta. Più in particolare, dopo aver rilevato che la funzione di emissione della moneta è assolutamente distinta e diversa dal prestito di denaro e che, in assenza di alcuna norma, la proprietà della moneta deve essere attribuita ai membri della collettività nazionale interessata, abbiamo evidenziato che, ad oggi, la banca centrale si appropria illegittimamente del valore monetario attuando il cd. signoraggio. Al contrario, il reddito monetario dovrebbe essere attribuito allo Stato (inteso come società organica composta da tutti i cittadini). In precedenza, infatti, attraverso il conio della sua effige sul metalli, il sovrano mostrava alla generalità di esserne il proprietario. In conseguenza di ciò abbiamo chiesto al Giudice di Pace di Lecce di accertare la proprietà della moneta in capo all’intera collettività nazionale, nonché che l’intera massa monetaria in circolazione fosse dichiarata di proprietà dei compenti l’Unione Europea, con l’effetto che il debito pubblico non esiste, dovendo essere, al contrario, ritenuto credito pubblico dei cittadini. Sulla base delle predette richieste d’accertamento, si è chiesto il risarcimento e il rimborso delle somme di cui la banca centrale si è appropriata e, a seguito di un’approfondita ed apprezzabilissima consulenza tecnica, la domanda, così come proposta, è stata accolta e la BCE- Banca d’Italia è stata condannata al pagamento, in favore dell’attore, della somma di €. 87,00, oltre interessi.»

La banca centrale si sarà naturalmente opposta, quali sono state le argomentazioni difensive addotte?

«L’istituto di emissione ha tentato in tutti i modi di contrastare la domanda, ma ciò che credo debba essere sottolineato è che le difese utilizzate non consistevano in un’opposizione nel merito alla domanda del cittadino, quanto in una serie di eccezioni pregiudiziali, come tali volte ad evitare il processo più che ad ottenere una decisione di rigetto nel merito della domanda perché infondata. L’unico argomento di merito, per vero di natura preliminare, è stato quello di contestare il potere dell’Autorità Giudiziaria di statuire sulla materia in quanto inerente alla sovranità e, come tale, non giustiziabile dinanzi ai Tribunali dello Stato, per cui la domanda avrebbe dovuto essere dichiarata improcedibile.»

E su questo aspetto come si è risolto?

«La risposta può essere fornita su due fronti, entrambi confermano la visione profetica del prof. Auriti, che da oltre 40 anni ribadisce il principio che la proprietà della moneta deve essere attribuita ai cittadini e non può essere di una società per azioni con capitale privato e finanche straniero. L’assunto avverso poteva risultare fondato se vi fosse stata una norma che regolamentasse la sovranità monetaria e se il fruitore finale del reddito monetario potesse essere individuato nello Stato, attraverso i singoli componenti la collettività nazione. Entrambi i predetti profili hanno dato risultati negativi.

«E’ stato, comunque, necessario effettuare delle verifiche, per accertare se il reddito monetario fosse stato attribuito ai cittadini in uno dei due modi possibili: uno diretto e l’altro indiretto. Il primo (diretto) poteva essere attuato attraverso l’attribuzione materiale di un reddito pro capite, alla stessa stregua, anche se con segno positivo, del pagamento delle tasse che ogni cittadino è obbligato a versare all’erario, quindi con il riconoscimento di un reddito sociale. Il secondo (attribuzione indiretta) attraverso le forme interne alla banca centrale di ripartizione dell’utile. Andava cioè verificato se il cd. reddito da signoraggio tornava ugualmente a vantaggio dei singoli cittadini perché l’utile aziendale era attribuito allo Stato e quindi ad enti ai quali ovviamente partecipava anche il singolo componente la collettività nazionale. Ebbene, anche se a noi, vicini alla scuola del prof. Auriti, ciò era noto da tempo, è emerso che la banca d’Italia è una società di capitale le cui azioni sono ripartite per il 95% in favore di soggetti privati, mentre solo il 5% appartiene allo stato attraverso l’Inps. Di conseguenza neanche indirettamente il cittadino ne aveva fruito.

«In proposito,» prosegue l’Avv. Pampini, «vorrei sottolineare che il recente dibattito sul governatore Antonio Fazio e sulla banca d’Italia ha confermato quanto appena espresso. Infatti, sebbene i mass media si siano interessati delle querelle tra Governo e Governatore alla stregua di una lite da telenovela, la realtà non è, o meglio non è tanto, quella della durata in carica del governatore, ma della proprietà del capitale sociale della banca centrale. E’ ovvio che lo stato non può decidere né controllare nulla se non è proprietario del capitale sociale dell’istituto di emissione, il quale, infischiandosene e

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ABRUZZOpress – N. 420 del 2 Ottobre ’05 Pag. 2

sbeffeggiando il potere politico, continua a svolgere le sue funzioni di appropriazione indebita della moneta impoverendo, stato e collettività.

«Questo sistema, anche grazie alla rivoluzionaria decisione del Giudice di Pace di Lecce, è destinato a terminare, tanto che, almeno in questa occasione, vi è stata coincidenza tra decisione giudiziaria e volontà del Legislatore, sebbene quest’ultima al momento solo de iure condendo.»

E sull’altro aspetto della contestazione della banca centrale relativa all’improcedibilità perché inerente ad una prerogativa dello stato?

«Sarebbe sufficiente quanto ho espresso in precedenza. Tuttavia, per meglio chiarire, è esaustivo porsi la seguente domanda: “come si fa a sostenere che la sovranità monetaria costituisce prerogativa dello stato se, in realtà, è prerogativa dell’istituto di emissione?” Lo stato non solo nulla conosce, ma neanche dispone, posto che l’autonomia della BCE – ora, e prima della sola banca d’Italia – consente di affermare che tra le prerogative statali non vi è la sovranità monetaria, che, pur in assenza di alcuna norma, è di fatto esercitata dal predetto soggetto privato. Quindi, l’assunto è smentito in radice, senza considerare – poi – che appare sinceramente sorprendente e singolare ritenere che l’Autorità Giudiziaria italiana non possa assumere decisione in relazione ad un bene materiale (moneta) e in riferimento ad una vicenda che riguarda una società di capitali (banca d’Italia).»

Quali sono gli effetti della decisione?

«Come detto, in teoria, ogni cittadino, sulla scorta delle risultanze della predetta decisione potrebbe agire nei confronti della banca d’Italia, nella sua veste di promanazione nazionale della BCE, per il recupero coattivo della somma di €. 87,00 oltre accessori. Tuttavia, mi sento di consigliare di attendere l’esito del giudizio di cassazione, in quanto è certo che sarà proposta l’impugnazione in sede di legittimità, essendo troppo rilevanti gli interessi in gioco e la possibilità di Golia di sottomettere Davide senza combattere, ma semplicemente condizionando il “terreno di scontro”.

«L’auspicio è che, nelle more, si giunga di fatto alla cessazione della materia del contendere, nel senso di epurare i soggetti privati che, quali soci della banca d’Italia SpA, hanno illegittimamente goduto di somme di denaro incredibilmente elevate determinabili in ragione della differenza tra costo tipografico per la stampa della moneta (assolutamente irrisorio) e valore nominale della stessa. A questi, naturalmente, dovrà essere sostituito lo Stato, in modo da garantire che il fruitore finale del reddito monetario sia il singolo cittadino, perché solo così la controversia potrà dirsi definita.

«Sono certo che torni in mente ai tanti che conoscono la Teoria del prof. Auriti, l’esempio mirabile dell’isola deserta. Se, infatti, poniamo il governatore su un’isola deserta con la possibilità di stampare moneta in quantità illimitata, sicuramente non si creerà alcun valore monetario per la decisiva ed inconfutabile circostanza che manca il materiale principale: l’uomo. Solo l’uomo, attraverso la circolazione monetaria, crea il relativo valore, per cui appare assolutamente inaccettabile che tale vantaggio si trasformi in lucro per l’istituto di emissione e poi per l’intero sistema bancario che, avendo il possesso di moneta per un ammontare, a titolo d’esempio, pari a 10 crea moneta, con lo strumento dell’erogazione del credito, per 10.000. Se il potere politico avrà questa forza e riuscirà a far tornare la banca centrale a svolgere funzioni di tipografia, riservando la proprietà della moneta allo Stato – società organica – il beneficio sarà di tutti e per tutti. Resterà solo da comporre il pregresso, anche se non è poco.»

Sembra effettivamente di vedere finalmente affermati i principi del prof. Auriti.

«Ho sempre sostenuto, e di questo il prof. Auriti mi ha sempre dato atto, che la vittoria si è avuta nel momento in cui l’Idea della “Proprietà Popolare della moneta” è stata manifestata. Il tempo per la sua attuazione, anche se è auspicio comune sia il più breve possibile, non ha importanza eccessiva e in verità neanche non ci appartiene, decisivo è aver avuto la fortuna di conoscerla e l’onore di essere a fianco del prof. Auriti. Non dimentichiamo anche le numerose e tangibili persecuzioni che ha dovuto subire per le idee e , soprattutto, per il coraggio che ha avuto nell’esternale. Ricorderà anche lei che, all’indomani del deposito dell’esposto per “usura, truffa e appropriazione indebita” nei confronti dell’allora governatore della banca d’Italia (Ciampi!!!), il sistema bancario ha aggredito il prof. Auriti. Dopo è stato il turno della magistratura che, imbeccata dalla banca d’Italia, nell’occasione dell’esperimento dei Simec a Guardiagrele, ha ritenuto giusto perseguire un uomo per aver svolto un esperimento scientifico, privo di alcuna potenzialità lesiva, volto unicamente a garantire la libertà negoziale ed a restituire alla collettività un bene e un reddito di cui altri, senza titolo e potere, si erano appropriati.»

da http://www.forzanuova.org/Ap420-'05.htm

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